Il 4 novembre di ogni anno ricorre la giornata in onore delle forze armate. È un momento importante, opportuno, per commemorare il sacrificio di tanti militari – che hanno versato il sangue per la pace. È un’occasione per ribadire il comune “No!” a tutti i conflitti – non solo in Italia; in Europa; nell’Occidente opulento (tutto sommato). Ma in tutto il pianeta. Percorso da guerre e giochi di potere molto debilitanti. Ne sono esempio gli eventi bellici tra Russia e Ucraina, nonché nel Medioriente – aree “calde”, adatte agli scempi contro popolazioni inermi; donne e bambini – su tutti. Spesso si tratta di persone già gravate da povertà, fame, malattie, umiliazioni e mortificazioni varie. Ma rientriamo nel nostro “range”, nel “rango” della fattispecie italiana.
Il 4 novembre è una data da celebrare, in quanto sancì (4 novembre 1918) la fine della prima guerra mondiale e l’armistizio di Villa Giusti. Questo documento permetteva di “recuperare” all’Italia (di riportare in patria) i territori di Trento e Trieste – in modo da completare il processo di unificazione nazionale, incominciato nell’800; in epoca risorgimentale. Pertanto questo giorno, sul calendario è dedicato a S. Carlo Borromeo, esprime anche l’unità nazionale. Per di più, fu proprio il 4 novembre (1921) che vide la tumulazione del Milite Ignoto – scelto da una madre di un soldato, morto in guerra, tra tante bare “incognite”. Di ugual valore. Per questa ragione, un opportuno regio decreto istituì – simbolicamente – la giornata in memoria di tutti i militari, anche quelli dei nostri tempi più recenti. Per riscattare l’orgoglio dell’Italia come nazione fiera e battagliera. In tutte le città e/o nei centri – piccoli e grandi – della nostra nazione vi sono opportune modalità di celebrare l’avvenimento. Con progetti scolastici ad hoc, onorificenze varie, soprattutto con il conferimento di corone d’alloro – segno del valore e della virtù – a tanti monumenti che ricordano il sacrificio dei soldati (ribadiamo, di ogni tempo e di ogni età).
Anche a Mercato San Severino è così, da sempre. Sin dal passato, tutte le amministrazioni hanno doverosamente rimembrato coloro che hanno scelto di difendere la Patria – fino all’estremo. Per il 2024, ecco che le celebrazioni avvengono oggi 3 novembre. Che è domenica. Il programma prevede: il raduno alle ore 9, presso Piazza Dante. Poi, alle 9.30, si terrà la commemorazione religiosa – alla chiesa di S. Antonio. Ove parteciperanno autorità civili, religiose e – naturalmente – militari. Subito dopo, alle 10.30, si snoderà un corteo; esso terminerà con la deposizione di una corona d’alloro – che avverrà presso il monumento ai “Caduti”. La coda attraverserà via Principe di Carignano; il corso Diaz; via Municipio: via Vanvitelli; via Nazario Sauro; via Roma; piazza Ettore Imperio (dove è ubicato il municipio); via Rimembranza; via Falcone; piazza/largo De Santis. Per approdare al monumento citato – in via tenente Falco. Questo al capoluogo. Contestualmente, saranno deposte altre corone in Piazza Caduti di Nassirya – sempre al centro di San Severino, in via De Santis; in piazza S. Croce – frazione Spiano; largo S. Rocco, località Torello. Nell’ambito della manifestazione – organizzata col patrocinio morale del Comune di Mercato San Severino e dalla confederazione italiana fra le associazioni combattentistiche e partigiane, assieme all’Anmig (associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra) – si alzerà la voce dei giovani. Dei ragazzi, in particolare gli studenti negli istituti comprensoriali e territoriali. Con brevi “pensieri” sui concetti fondanti della Repubblica Italiana – e non soltanto. Essi giovani discorreranno di Costituzione, diritto, legalità e solidarietà. Perché la pace – dichiarano gli stessi ragazzi, sollecitati dagli insegnanti; dalle famiglie e dal referente Anmig Maria Pia Arcangelo – è “necessità per la sopravvivenza umana”. Quindi le nuove generazioni – cioè i millenials, contrapposti ai boomers – sono state invitati a elaborare “riflessioni sulla consapevolezza del dover condannare i conflitti – avendo presente la memoria storica, quale monito da leggere e interpretare; in relazione all’attuale “racconto” mediatico e diretto della guerra”.
La confederazione italiana fra le associazioni combattentistiche e partigiane ha 45 anni, essendo sorta nel 1979. Comprende, al suo interno, associazioni di combattenti, mutilati ed invalidi di guerra; partigiani, orfani e famiglie dei caduti; reduci dalla prigionia, internati e deportati nei campi di concentramento e nei campi di sterminio. Anmig, invece, è attiva già dal 1917. Nasce mentre infuriava il primo conflitto mondiale. Attualmente conta circa 40mila associati; duecento sono le sezioni sparse per l’Italia stessa. E, anche tal sodalizio, si prende cura di coloro che vengono feriti o resi differentemente abili – per motivi bellici. Noi dovremmo sempre ringraziare e onorare chi ci ha resi liberi.
La dottoressa Arcangelo ha già organizzato manifestazioni simili, assieme alla sua realtà associativa. Pure lo scorso anno, i responsabili di questi sodalizi erano presenti alle cerimonie – tenutesi, ancora una volta, nelle chiese di San Severino e dintorni. Perché la pace non è mai negoziabile. Perché ciò sia compreso, assimilato e metabolizzato dalle nuove generazioni. Viva la libertà, viva l’assenza di guerra!