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ADDIO – POESIA DI HASAN ILDIZ – TRADUCE IN ITALIANO MARIA TERESA LIUZZO

ADDIO

DI HASAN ILDIZ

TRADUCE IN ITALIANO MARIA TERESA LIUZZO – DIRETTORE DELLA RIVISTA DI CULTURA INTERNAZIONALE ”LE MUSE” – ITALIA

 

– DEDICA –

Adesso vado, Maria,

altrimenti mi ammalerò e morirò.

non riesco più a respirare in questa città,

berrò dal calice del mio dolore.

Ho causato problemi nelle periferie dalla ”faccia sporca”,

ho paura di impazzire, Maria:

Ti stringerò a me e ti amerò…

Maria, adesso vado.

Andrò lontano,

raggiungerò le montagne di nebbia

lavate e bruciate dal tempo.

Un giorno raggiungerò le steppe piovose;

berrò dai tuoi occhi,

l’aria cinerea,

Maria.

Ti amerò intensamente.

Allontana le ombre della tristezza,

mia rosa.

Non cercare un ventaglio di parole.

La tua arte non si ubriaca di passioni spente.

Pensa soltanto al mio dolore poetico,

leniscilo con il tuo amore

e cammina con la tua nobiltà

nei sobborghi ipocriti di questa città.

Sui tram notturni di prima o ultima classe

accogli nella tua vita un cuore innamorato.

Un sorriso borghese illumina il tuo viso,

accarezza l’aria mite di questo pomeriggio,

Maria;

adesso ti dirò addio!

Lascia che siano le nostre ultime parole,

Maria.

La brezza marina conserva intatta ogni bellezza.

Al cinema proiettano un nuovo film,

una pellicola pornografica è la morte.

Tra i fiori dei giardini e sull’altalena,

Caglar si pulisce il viso

Con il pus delle sue ferite.

La sua sofferenza profuma di pianto

è il solo modo che conosce per esprimersi

tra i nodi dell’ambigua solitudine.

Caglar crolla a terra

quando un coro di voci si avvicina.

Dimenticami, rosa mediterranea,

dimentica il bambino della steppa

con la bocca colma di sabbia.

Non allontanarmi dai miei territori impervi,

non sfiorare la velata malattia della mia tristezza

mia madre mi ha partorito sotto una pietra.

tra i canti dei banditi mescolati al mio sangue.

La notte piove rugiada dal cielo

sui miei capelli mentre dormo.

Da questi ruderi, voci medievali

si mescolano con le acque del dolore.

Coraggio, Maria!

Cantami le tue canzoni nostalgiche.

Raccogli i tuoi capelli

dal cielo azzurro del mio petto,

prosciuga tutti i tuoi mari

nella mia apocalisse.

Lo sai

che è peccato ascoltare gli spari

se non hai il diritto di impazzire.

Coraggio, Maria!

Lasciami la melodia della tua voce.

H.I.

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