Un quadro preoccupante emerge dallo studio condotto dal gruppo di ricerca “Mutamenti sociali, valutazione e metodi” (Musa) dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del CNR (Cnr-Irpps). Tra il 2019 e il 2022, il numero di adolescenti che conducono una vita sociale limitata alla sola scuola è drasticamente aumentato, così come quello dei cosiddetti “lupi solitari”, triplicato in soli tre anni: dal 15% al 39,4%.
I ricercatori hanno individuato sei fattori principali che accomunano questi ragazzi:
- Scarsa qualità delle relazioni sociali, soprattutto con i genitori e in particolare con la madre.
- Bassa fiducia relazionale, che si riflette in un distacco nei confronti di familiari e insegnanti.
- Vittimizzazione da bullismo e cyberbullismo, che spinge molti adolescenti a ritirarsi dalla vita sociale.
- Iperconnessione ai social media, che sostituisce le interazioni reali con quelle virtuali.
- Scarsa partecipazione a sport ed attività extrascolastiche, riducendo ulteriormente le occasioni di socializzazione.
- Insoddisfazione per il proprio corpo, che incide negativamente sull’autostima e sulla voglia di esporsi agli altri.
Uno degli aspetti più allarmanti è la diminuzione delle occasioni di socializzazione al di fuori della scuola. Se prima gli adolescenti trascorrevano il loro tempo libero con gli amici faccia a faccia, oggi sempre più giovani preferiscono restare soli, rifugiandosi nei social network o nei videogiochi online. Questa tendenza rischia di avere ripercussioni a lungo termine, sia sul benessere psicologico dei ragazzi, sia sulla loro capacità di sviluppare relazioni sane ed equilibrate. Secondo gli esperti, è fondamentale promuovere politiche educative e sociali che incentivino la socializzazione reale, rafforzando il supporto alle famiglie e favorendo attività che incoraggino il contatto diretto tra i giovani.