23/05/25 – A chi ha fatto l’alba.
A chi è andato a lavorare con mezz’ora di sonno o poco più.
A chi lavorerà mentre si compirà il destino, qualunque esso sia.
A chi sentirà il vuoto in una mano e rivolgeva gli occhi al cielo.
A chi è lontano da casa, da Napoli.
A chi pur non stando a casa sta vivendo le stesse emozioni, la stessa ansia, la stessa attesa, e so per esperienza che come si vive il Napoli quando sei lontano, come ti entra sotto la pelle, è un qualcosa di indescrivibile che renderà eterna la serata di stasera, ovunque ci si trovi.
A chi ha canterà la Mano de Dios e come ogni volta lo sentirà in mezzo a noi, ma stasera un po’ di più, che ci serve una mano Diego.
A chi ha pensato ai ragazzi del 1987 e del ‘90, e lo ha fatto non come fossero poster ormai sbiaditi ma con memoria e gratitudine eterna, soprattutto oggi.
A chi ha pensato a quelli del 2023 ed a quelli del 2018, che lo avrebbero meritato che ci fa ancora male.
A chi al posto di Pardo e compagni stasera vorrebbe di ascoltare le voci di Antonio Fontana, Luigi Necco e Giampiero Galeazzi.
A chi ha sogna di vedere la festa del 1987, con nessuno che faccia invasione di campo, anteponendo la festa collettiva all’istinto prevaricatore che svilisce il momento di unione con i ragazzi, con la squadra.
A chi ha tenuto tutto dentro, fino a scoppiare, e stasera, sopraffatto dal primo attimo di quiete, si ritroverà al di là del risultato a piangere sovrapponendo immagini di quei colori sbiaditi e potenti degli anni ottanta con quelle di tutta questa stagione infinita e bellissima, da Verona al Cagliari.
A chi ha la fortuna di viverlo con i figli ed i papà, le mamme, ed a chi non ha fatto in tempo.
Ecco, è a tutti quelli che non hanno fatto in tempo che io dedico il mio abbraccio più grande, infinito.