Negli ultimi giorni si è parlato molto dell’asteroide 2024 YR4E, soprannominato “Gigi“, scoperto il 27 dicembre 2024 dopo essere passato vicino alla Terra. Secondo le stime attuali, c’è una probabilità dell’1,64% che possa colpire il nostro pianeta il 22 dicembre 2032. Una percentuale che, sebbene non sia trascurabile, richiede ulteriori studi per essere confermata o ridimensionata. Situazioni simili si sono già verificate in passato. Nel 2004, l’asteroide Apophis aveva raggiunto il livello 4 sulla Scala di Torino, con una probabilità di impatto del 3%. Tuttavia, con osservazioni più accurate, il rischio è stato abbattuto fino a una possibilità su un miliardo. Apophis passerà vicino alla Terra il 13 aprile 2036, a soli 29.000 km, meno della distanza dei satelliti geostazionari, ma senza alcun pericolo.
Il caso di Gigi evidenzia un problema già noto: spesso gli asteroidi vengono scoperti solo dopo il loro passaggio ravvicinato. Per questo motivo, gli scienziati chiedono maggiori investimenti in sistemi di monitoraggio. Attualmente, l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) tiene sotto osservazione 1.743 oggetti potenzialmente pericolosi, ma molti altri potrebbero essere ancora sconosciuti. In Italia, un importante progetto di monitoraggio ha incontrato ostacoli burocratici e proteste ambientaliste. Il telescopio Fly Eye, parte di una rete per la sorveglianza degli asteroidi, avrebbe dovuto essere costruito sul Monte Mufara, in Sicilia. Tuttavia, le opposizioni hanno bloccato i lavori, portando la questione fino al TAR, che ha recentemente sbloccato il progetto. Questo episodio dimostra quanto sia difficile investire in prevenzione, nonostante il rischio, per quanto remoto, esista.
Quando un meteoroide entra nell’atmosfera terrestre, non brucia per attrito ma si vaporizza o subisce ablazione a causa della RAM pressure. Questo fenomeno si verifica perché l’aria davanti al corpo celeste viene compressa rapidamente, riscaldandosi fino a diventare plasma. Se il meteoroide ha crepe, l’aria calda può penetrarvi, espandersi e causarne l’esplosione prima di raggiungere il suolo: questo evento è chiamato airburst. Gli airburst possono essere poco pericolosi se avvengono ad alta quota, ma a basse altitudini possono causare gravi danni, come accadde nel 1908 a Tunguska, dove un’esplosione tra 5 e 10 km di quota abbatté milioni di alberi su 2.150 km². L’asteroide 2024 YR4 (“Gigi”), che potrebbe essere grande il doppio dell’oggetto di Tunguska, ha una probabilità dell’1,64% di impattare la Terra nel 2032. Se entrasse in atmosfera, l’effetto dipenderebbe da velocità, angolo di ingresso e composizione: un corpo metallico penetrerebbe più in profondità rispetto a uno roccioso. Un impatto vicino alla costa potrebbe causare uno tsunami.
Al momento, si stima che il punto d’ingresso sarebbe lungo l’equatore, ma la previsione esatta è difficile. Tuttavia, in passato le probabilità iniziali di impatto sono spesso risultate sovrastimate con osservazioni più accurate. Il prossimo passaggio di Gigi nel dicembre 2028 permetterà di ottenere dati più precisi sulla sua orbita e ridurre l’incertezza Sebbene sia giusto restare vigili, al momento non c’è motivo di panico per l’asteroide Gigi. La probabilità di impatto del 2032 è soggetta a variazioni con l’avanzare degli studi e potrebbe ridursi notevolmente, come successo in passato con altri oggetti celesti. Gli esperti invitano quindi a seguire i dati ufficiali e a non farsi influenzare da titoli allarmistici. La vera priorità resta il miglioramento dei sistemi di monitoraggio per non essere colti impreparati in futuro.