È accaduto ancora. Nel pronto soccorso di Aversa, un luogo che dovrebbe essere simbolo di cura e umanità, si è consumato un nuovo episodio di violenza ai danni di un medico. Vittima dell’aggressione è il dottor Pasquale Persico, medico in servizio presso il presidio sanitario cittadino, colpevole solo di aver svolto il proprio lavoro nel rispetto delle regole e della dignità professionale.
Secondo le prime ricostruzioni, l’aggressione è avvenuta nella tarda mattinata di ieri. Un uomo, giunto in ospedale per richiedere un certificato medico, avrebbe perso la calma di fronte alla spiegazione del dottor Persico circa la necessità di rispettare le procedure previste dalla legge. In pochi istanti, dalle parole si è passati ai fatti: insulti, minacce e spintoni. L’intervento del personale di vigilanza e di alcuni colleghi ha evitato il peggio, ma l’episodio ha lasciato dietro di sé un clima di profondo sconforto.
“Sono stato male, non tanto per la paura, ma per la rabbia di lavorare in un sistema che non tutela chi, ogni giorno, fa il proprio dovere – ha dichiarato il dottor Persico –. Siamo soli, costretti a subire aggressioni fisiche e verbali, turni massacranti e strutture spesso inadeguate. Questo non è più accettabile.”
Il caso di Aversa non è isolato. Solo negli ultimi mesi, in Campania si sono registrati decine di episodi simili: medici, infermieri, operatori sanitari picchiati, minacciati, umiliati da pazienti o familiari esasperati, spesso per ritardi o disservizi che non dipendono affatto dal personale.
Le carenze del sistema sanitario sono ormai sotto gli occhi di tutti. Mancano medici, mancano risorse, mancano strutture adeguate. Il risultato è una sanità in affanno, dove chi lavora in prima linea è costretto a farlo con mezzi ridotti e sotto una pressione psicologica enorme. A pagare il prezzo più alto sono proprio coloro che dovrebbero essere protetti: i professionisti della salute.
A questo si aggiunge una crescente sfiducia dei cittadini, alimentata da anni di tagli e cattiva gestione, che sfocia troppo spesso in rabbia e violenza. Ma la violenza non può mai essere la risposta. È necessario ripartire dal rispetto reciproco, dal riconoscimento del valore umano e sociale del lavoro medico.
Le organizzazioni sindacali e gli ordini professionali hanno espresso solidarietà al dottor Persico e chiesto un immediato intervento delle istituzioni. “Non possiamo più permettere che chi salva vite rischi la propria – hanno dichiarato –. Servono presidi di sicurezza permanenti nei pronto soccorso, campagne di sensibilizzazione e un piano strutturale per restituire dignità alla sanità pubblica.”
Nel frattempo, il dottor Pasquale Persico ha ripreso servizio, nonostante il trauma subito. “Torno a lavorare perché amo il mio mestiere e credo nella mia missione – ha detto –. Ma non posso nascondere l’amarezza: così non si può più andare avanti. Lo Stato deve decidere da che parte stare: con chi aggredisce o con chi cura.”
Un grido di dolore e di coraggio che merita di essere ascoltato. Perché difendere i medici significa difendere il diritto alla salute di tutti.









