martedì, Novembre 11, 2025
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Boscoreale, gli assassini di Pasquale Nappo: “Dovevamo vendicarci ma non volevamo uccidere”

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“Dovevamo solo dargli una lezione, non volevamo ammazzarlo”. Così avrebbero confessato davanti agli inquirenti i giovani accusati dell’omicidio di Pasquale Nappo, l’uomo freddato in una sera di fine estate in una traversa di via Passanti Scafati. Parole che gelano, che arrivano come una lama in un contesto già segnato da tensioni, vendette e vecchie ruggini di quartiere. Dietro quel delitto, che ha scosso l’intera comunità di Boscoreale, c’è una trama di rancori e paure, una spirale di violenza che si alimentava da mesi tra due gruppi rivali, vicini ad ambienti della microcriminalità locale. Pasquale Nappo, 33 anni, era conosciuto in paese, non aveva un profilo da boss ma neanche da vittima inconsapevole. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, la sua morte sarebbe il tragico epilogo di una vendetta pianificata male, nata da un precedente litigio per motivi legati a traffici minori e a un vecchio affronto che nessuno dei protagonisti era riuscito a dimenticare. Nella notte dell’agguato, Nappo sarebbe stato attirato in un tranello: una chiamata, un incontro apparentemente chiarificatore e poi la discussione degenerata in un’esplosione di rabbia incontrollata. I colpi di pistola, sparati a distanza ravvicinata, non gli hanno lasciato scampo. Subito dopo il delitto, i presunti killer sono fuggiti in sella a uno scooter, ma le telecamere di sorveglianza della zona e le testimonianze raccolte hanno tracciato un quadro chiaro, portando in poche settimane all’identificazione dei responsabili. Tra loro anche un ragazzo di appena 20 anni, considerato la mente del gruppo, colui che avrebbe pianificato il “pestaggio” poi sfociato nell’omicidio. Durante gli interrogatori, gli arrestati hanno tentato di giustificarsi parlando di una “vendetta d’onore”, di un regolamento di conti per difendere la propria reputazione, ma gli investigatori non hanno dubbi: si è trattato di un omicidio premeditato, con tanto di sopralluoghi e armi nascoste in un casolare alla periferia del paese. Le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli stanno cercando di capire se dietro l’episodio si nasconda una regia più ampia, legata a interessi criminali sul territorio di Boscoreale e dei comuni limitrofi, dove si intrecciano dinamiche di spaccio e controllo del territorio. La morte di Pasquale Nappo ha riacceso l’attenzione su una realtà spesso dimenticata, dove le ferite della criminalità minore continuano a sanguinare sotto la superficie di una normalità solo apparente. In paese, il dolore è ancora vivo: in molti ricordano Pasquale come un ragazzo dal carattere difficile, ma anche come un padre affettuoso che cercava di cambiare vita. Il suo funerale, celebrato in una chiesa gremita e silenziosa, è stato un momento di dolore collettivo e di riflessione, con la voce ferma del parroco che ha invitato i giovani a non lasciarsi sedurre dalla logica della violenza. Intanto, i familiari della vittima chiedono giustizia ma anche verità, convinti che dietro quelle dichiarazioni di “non voler uccidere” si nasconda un piano più freddo e calcolato. “Non volevamo arrivare a tanto” hanno detto i killer, ma la realtà dei fatti racconta un’altra storia: quella di un uomo strappato alla vita da chi ha confuso la vendetta con il potere, la paura con il rispetto. Boscoreale oggi si interroga e spera che la morte di Pasquale Nappo non diventi solo un’altra pagina di cronaca nera, ma un punto di svolta per rompere il silenzio e restituire alla città la pace che merita.

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