Nuovo duro colpo alla camorra dei Monti Lattari: all’alba di oggi i carabinieri del Comando Provinciale di Napoli, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno arrestato il fratello del boss Raffaele Di Martino, detto “’o Lione”, e i suoi due figli. I tre sono ritenuti esponenti di spicco del clan Di Martino-Afeltra, attivo tra Gragnano, Lettere e Castellammare di Stabia, con interessi nel traffico di droga e nel racket.
Le accuse sono pesantissime: associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata, traffico di stupefacenti e detenzione illegale di armi. Le indagini, condotte dai carabinieri della Compagnia di Castellammare e coordinate dalla DDA di Napoli, hanno ricostruito l’organigramma del clan dopo l’arresto di Raffaele Di Martino, avvenuto nel 2019. Secondo gli inquirenti, la reggenza era passata proprio al fratello, supportato dai figli, che gestivano estorsioni nei confronti di commercianti e imprenditori della zona, seminando paura e silenzio.
Nel corso dell’operazione, denominata “Domino 2”, sono state eseguite perquisizioni in diverse abitazioni e sequestrati beni riconducibili alla famiglia Di Martino, tra cui auto di lusso e conti correnti. Decisivo, ancora una volta, il contributo di alcuni collaboratori di giustizia, che hanno raccontato i meccanismi di potere e violenza con cui il clan controllava il territorio, imponendo il proprio dominio con intimidazioni, pestaggi e minacce di morte.
Il clan Di Martino-Afelta, alleato dei D’Alessandro di Castellammare, da anni è al centro di guerre sotterranee per il controllo dello spaccio nei Monti Lattari, una zona da sempre considerata strategica per la camorra per i collegamenti con la costiera amalfitana e sorrentina.
“Questi arresti dimostrano che lo Stato c’è e continua a colpire i vertici dei clan con fermezza”, ha dichiarato il procuratore aggiunto della DDA di Napoli. “Ma la battaglia non è solo giudiziaria: serve il coraggio della società civile, dei commercianti, dei giovani che vogliono un futuro libero dalla paura”.
Il fratello del boss e i suoi due figli sono ora detenuti nel carcere di Poggioreale, in attesa dell’interrogatorio di garanzia. Le indagini proseguono per identificare ulteriori fiancheggiatori e ricostruire l’intera rete criminale del clan.