Un’operazione condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dalla Guardia di Finanza ha portato alla luce un articolato sistema di riciclaggio messo in piedi dai clan camorristici attivi a Caivano, nel cuore della provincia di Napoli. Secondo quanto emerso dalle indagini, i gruppi criminali utilizzavano il gioco del “10eLotto”, una delle formule di lotteria più diffuse in Italia, come strumento per far rientrare nel circuito legale ingenti somme di denaro derivanti da attività illecite, in particolare dallo spaccio di droga e dall’estorsione. I clan, sfruttando la natura apparentemente innocua e legale del gioco, effettuavano continue giocate da migliaia di euro presso ricevitorie compiacenti o ignare della provenienza del denaro. L’operazione era strutturata in modo da minimizzare i rischi e rendere le transazioni più difficili da tracciare: venivano distribuite numerose giocate da 200, 500 o anche 1000 euro in diversi punti vendita, spesso utilizzando prestanome o persone insospettabili, così da non destare sospetti. Parte del denaro giocato veniva poi restituito sotto forma di “vincite” pianificate e concordate, che ufficialmente apparivano come frutto della fortuna ma che in realtà rappresentavano un modo per ripulire soldi illeciti con la complicità di alcuni titolari di ricevitorie. In alcuni casi sono stati individuati terminali di gioco manomessi o utilizzati in orari notturni per effettuare giocate fittizie o simulate, al fine di gonfiare il volume delle presunte vincite. Le indagini, durate diversi mesi e supportate da intercettazioni ambientali, analisi dei flussi finanziari e acquisizione dei tabulati delle giocate, hanno portato all’identificazione di decine di soggetti coinvolti a vario titolo nell’organizzazione, tra cui alcuni noti esponenti dei clan Ciccarelli e Veneruso, attivi da anni nel territorio caivanese. Le forze dell’ordine hanno effettuato perquisizioni in numerosi esercizi commerciali e sequestri di documentazione contabile e dispositivi elettronici. Secondo gli inquirenti, questo sistema avrebbe consentito ai clan di riciclare somme superiori al milione di euro nel solo 2024, camuffando il denaro attraverso una modalità che, proprio per la sua regolarità formale, si prestava bene a eludere i controlli. Il meccanismo sfruttava anche la bassa soglia di allerta delle autorità antiriciclaggio rispetto al settore dei giochi pubblici, che finora non era stato considerato ad alto rischio quanto i tradizionali canali bancari o immobiliari. Le autorità hanno annunciato l’intenzione di estendere le indagini a livello regionale, sospettando che lo schema possa essere replicato anche in altri comuni dell’area metropolitana di Napoli e oltre. Il procuratore aggiunto della DDA ha sottolineato che il caso rappresenta l’ennesima conferma della capacità della camorra di adattarsi e reinventare le proprie strategie economiche, utilizzando strumenti apparentemente legali e sottovalutati per consolidare i propri capitali. L’indagine rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro il riciclaggio e la criminalità organizzata, ma anche un monito per le istituzioni sul controllo del settore dei giochi, che necessita ora di una revisione normativa e di strumenti più efficaci per impedire che il denaro della camorra possa continuare a inquinare l’economia legale.