Il clan Mazzarella, una delle organizzazioni camorristiche più longeve e radicate della città di Napoli, torna prepotentemente al centro dell’attenzione investigativa per la sua capacità di rigenerarsi, espandersi e imporsi con nuove modalità in un contesto criminale in continua evoluzione. Originari dell’area orientale di Napoli, in particolare di San Giovanni a Teduccio, Barra e Ponticelli, i Mazzarella hanno esteso negli ultimi anni le proprie ramificazioni ben oltre i confini tradizionali, infiltrandosi con discrezione ma efficacia anche nei quartieri centrali, nel centro storico, nell’area vesuviana, nel Casertano, nel basso Lazio e persino in alcuni circuiti economici del Nord Italia. Le nuove guerre di camorra che si vanno delineando non sono più solo regolamenti di conti armati, ma veri e propri processi di conquista del territorio e delle reti economiche, portati avanti con alleanze mutevoli, strategie di corruzione e una crescente capacità di penetrazione nel tessuto imprenditoriale e amministrativo. Il reclutamento di minori, usati come pusher, vedette, staffette e persino killer, rappresenta uno dei tratti distintivi di questa nuova fase del clan, che fa leva sulla marginalità sociale, sul disagio giovanile e sull’assenza dello Stato per alimentare le proprie fila. A fronte di una presenza costante e strutturata nel traffico internazionale di droga, con canali consolidati in Spagna, Olanda e Sud America, il clan ha avviato un processo di reinvestimento dei proventi illeciti nel settore della logistica, della ristorazione, del commercio e dell’edilizia, creando una zona grigia tra legalità e crimine in cui il controllo del territorio passa non solo per la paura, ma anche per il consenso. A questa offensiva silenziosa, che si accompagna a sporadici episodi di violenza armata e a intimidazioni sistematiche verso commercianti e operatori economici, si somma il ruolo sempre più determinante delle donne di famiglia, protagoniste attive della gestione quotidiana e della trasmissione del potere, specie nei momenti in cui i vertici maschili sono detenuti. La nuova camorra targata Mazzarella, quindi, non è solo il retaggio di un passato violento, ma la manifestazione moderna di un’organizzazione capace di adattarsi, di mutare forma, di corrompere e di sedurre, approfittando delle fragilità istituzionali e sociali per consolidare il proprio potere. Davanti a questa espansione subdola e capillare, la risposta delle istituzioni deve essere articolata e complessa: non solo repressione e arresti, ma anche interventi mirati sul piano educativo, sociale, urbanistico e culturale, perché solo laddove si ripristina la presenza attiva e credibile dello Stato, si può sottrarre spazio vitale alla criminalità organizzata e rompere quella catena invisibile che lega la camorra alla quotidianità di troppi cittadini.









