La decisione della Regione Campania di avviare la liquidazione dell’Arlas (Agenzia Regionale per il Lavoro e l’Istruzione) rischia di lasciare un vuoto gravissimo proprio nel momento in cui il tessuto sociale ed economico del Mezzogiorno è più fragile che mai. A lanciare l’allarme è Felice Iossa, dirigente nazionale del PSI e responsabile per il Mezzogiorno, che definisce la scelta dell’attuale giunta “grave, miope e dannosa per le fasce più deboli della popolazione”.
“Si sceglie di smantellare una delle poche infrastrutture pubbliche per il lavoro in Campania – afferma Iossa – proprio mentre disoccupazione giovanile e precarietà femminile toccano livelli insostenibili”.
L’Arlas, pur con limiti noti e margini di riforma necessari, è stata per anni il principale strumento regionale per l’orientamento, la formazione e il collocamento. Sul portale dell’agenzia è ancora oggi possibile consultare bandi, decreti e aggiornamenti utili per chi cerca un’occupazione o percorsi formativi. Liquidarla a fine legislatura, secondo il PSI, è una scelta che sa di disimpegno e silenzio istituzionale.
Al centro del dibattito anche la sottoscrizione recente di un verbale congiunto tra Regione e sindacati: un documento che secondo Iossa non deve essere interpretato come piena condivisione, ma semmai come il segno di una rassegnazione generale in un momento in cui servirebbero invece confronto e partecipazione pubblica.
“È un colpo non solo tecnico, ma politico e sociale – aggiunge Iossa – e rischia di consegnare alla destra un tema fondamentale come il lavoro, lasciando la sinistra in silenzio proprio dove dovrebbe farsi sentire di più”.
Il Partito Socialista Italiano invita quindi tutte le forze progressiste a mobilitarsi per impedire lo smantellamento dell’agenzia. La posta in gioco è alta: la soppressione dell’Arlas significherebbe perdere uno degli ultimi strumenti pubblici di coordinamento tra formazione e lavoro in Campania, lasciando decine di migliaia di giovani senza riferimenti.
“Difendere l’Arlas oggi – conclude Iossa – significa difendere il diritto al lavoro e alla dignità. Non possiamo permettere che il Mezzogiorno faccia un passo indietro”.
Una chiamata alle armi, dunque, per una sinistra che voglia riconnettersi ai bisogni reali dei cittadini: formazione, occupazione e lotta alle disuguaglianze.