Los Angeles è piombata nel caos per la terza notte consecutiva. Proteste sempre più accese sono scoppiate davanti al Metropolitan Detention Center contro le recenti retate anti-immigrati ordinate dall’amministrazione Trump. Le forze di polizia, affiancate da unità della Guardia Nazionale, sono intervenute con proiettili di gomma, gas lacrimogeni, spray al peperoncino e manganelli per disperdere i manifestanti.
Secondo le autorità locali, almeno 56 persone sono state arrestate, di cui 27 solo nel centro della città. La Polizia di Los Angeles ha dichiarato tutta la zona di downtown area vietata agli assembramenti, ma i dimostranti si sono spostati verso sud, bloccando arterie come Figueroa Street e l’undicesima strada. Alcuni video mostrano violenze reciproche, mentre commercianti denunciano saccheggi in numerose attività del quartiere finanziario.
Nel cuore del caos, un gruppo ha dato alle fiamme tre taxi autonomi Waymo, simbolo tecnologico della città, mentre altri hanno lanciato monopattini elettrici contro auto in fiamme nei pressi del Civic Center. La sindaca Karen Bass ha condannato con forza l’invio dei militari da parte del presidente:
“Una pericolosa escalation. La nostra città ha bisogno di calma, non di paura”, ha dichiarato, invitando alla protesta pacifica.
Il governatore democratico Gavin Newsom è andato oltre, accusando Trump di agire da “dittatore” e definendo il dispiegamento dei militari “illegale e incostituzionale”. “Non avevamo alcun problema fino all’intervento di Washington. È una grave violazione della sovranità statale”, ha detto, chiedendo formalmente la revoca dell’ordine.
Ma il presidente Donald Trump non arretra:
“Riporteremo legge e ordine. I manifestanti violenti verranno arrestati, soprattutto se con il volto coperto”, ha tuonato su Truth Social, minacciando anche azioni federali contro funzionari californiani accusati di ostacolare le deportazioni.
La tensione non è solo in California. I governatori democratici di altri stati USA hanno condannato la decisione presidenziale in una dichiarazione congiunta, parlando di “abuso di potere senza precedenti”. Mentre la protesta diventa simbolo nazionale, la città di Los Angeles resta in stato d’allerta, con un coprifuoco possibile all’orizzonte e la paura che le prossime ore possano segnare una nuova escalation.