Un nuovo tassello emerge nel caso della scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta a Roma il 22 giugno 1983. Il promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, ha ammesso pubblicamente l’esistenza di un fascicolo sulla vicenda, confermando di averlo rinvenuto. Questa rivelazione, avvenuta durante la presentazione di un libro, rappresenta un punto di svolta per una vicenda che da decenni cerca risposte. “La conferma dell’esistenza di questo fascicolo è un fatto rilevante. Dimostra che il Vaticano ha condotto indagini sul caso di Emanuela Orlandi senza mai condividere i risultati né con la famiglia né con la procura di Roma”, ha dichiarato Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi e del fratello di Emanuela, Pietro. Diddi ha specificato che il contenuto del fascicolo è riservato, aggiungendo che il momento per una divulgazione completa potrebbe arrivare in futuro: “Mi auguro che venga presto il giorno in cui potremo presentare la nostra attività di indagine e ognuno potrà dare la sua lettura”.
Nonostante la scoperta, emergono perplessità sulle tempistiche e sulla gestione del fascicolo. Pietro Orlandi, attraverso i social, ha sollevato il sospetto che il documento potesse già essere noto alle autorità vaticane da anni, ma tenuto nascosto: “Facciamo finta di credere che l’abbiano trovato ora e che non fosse già in Segreteria di Stato dal 2012; ma, va bene: l’importante è che ora hanno ammesso di averlo”. L’avvocato Sgrò ha aggiunto: “Nel 2012, durante la seconda inchiesta romana sul sequestro di Emanuela, sarebbe stato possibile per i magistrati giovarsi delle risultanze vaticane, se queste fossero state condivise in un’ottica di leale collaborazione”. Secondo quanto riferito, il fascicolo sarebbe stato redatto dall’ex comandante della Gendarmeria Vaticana, Domenico Giani, nel 2012, ma è rimasto riservato fino alla recente apertura dell’inchiesta interna vaticana, iniziata solo a gennaio 2023.
La famiglia Orlandi, che già nel 2017 aveva avanzato formale richiesta di prendere visione del dossier, si chiede ora chi abbia custodito questi documenti per tutto questo tempo. “È lecito domandarsi perché, per anni, sia stato dichiarato che non esisteva alcun fascicolo e che il caso fosse chiuso”, ha sottolineato Sgrò. La famiglia ha rinnovato l’appello affinché venga fatta piena chiarezza. Oltre al Vaticano, gli Orlandi auspicano che anche la Procura di Roma e la Commissione parlamentare di inchiesta si attivino per acquisire e analizzare il fascicolo. La scoperta del dossier rappresenta un nuovo capitolo in uno dei casi più controversi della storia italiana. Tuttavia, resta da vedere se e come i contenuti del fascicolo contribuiranno a fare luce sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. La famiglia continua a chiedere risposte, nella speranza che il momento della verità sia finalmente arrivato.
