La notizia dell’arresto di Cecilia Sala, riportata ufficialmente dal Ministero degli Affari Esteri, ha scosso l’opinione pubblica. La giornalista, in Iran con un regolare visto giornalistico, stava realizzando interviste e produzioni per il suo podcast Stories di Chora News. Sala è stata fermata il 19 dicembre, poco prima del suo previsto rientro a Roma il 20 dicembre. Da quel momento, è stata detenuta nella prigione di Evin, tristemente nota per ospitare dissidenti politici e altre figure critiche nei confronti del regime iraniano. Secondo Chora Media, la notizia è stata mantenuta riservata per giorni su richiesta delle autorità italiane e della famiglia, nella speranza che il silenzio potesse facilitare una rapida risoluzione. Tuttavia, dopo oltre una settimana senza progressi, la situazione è stata resa pubblica per aumentare la pressione internazionale.
Sala ha trascorso i primi giorni in isolamento e senza possibilità di comunicare con l’esterno. Le autorità iraniane le hanno concesso due telefonate: una alla madre e una al compagno, il giornalista Daniele Raineri de Il Post. Durante le chiamate, Cecilia ha riferito di stare bene e di non essere ferita, ma il linguaggio utilizzato ha sollevato sospetti, sembrando una traduzione dall’inglese e quindi potenzialmente imposto dalle autorità iraniane. Il 27 dicembre, otto giorni dopo l’arresto, l’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei, ha finalmente potuto visitare Sala in carcere per verificare le sue condizioni. La Farnesina ha assicurato che la famiglia è stata informata dell’esito della visita, e si continua a lavorare per il rilascio della giornalista. Un aspetto particolarmente inquietante del caso è la mancanza di accuse formali. Sala era in possesso di un regolare visto e stava svolgendo il suo lavoro con le tutele previste per i giornalisti in trasferta. Tra le storie trattate durante il suo soggiorno in Iran, vi erano temi sensibili come il patriarcato nella società iraniana e il caso della comica Zeinab Musavi, arrestata per i suoi sketch satirici.
Inoltre, Sala aveva intervistato figure di rilievo come Hossein Kanaani, uno dei fondatori delle Guardie Rivoluzionarie, esplorando l’influenza dell’Iran in Medio Oriente. Questo potrebbe aver attirato l’attenzione delle autorità, ma il motivo dell’arresto rimane ufficialmente sconosciuto. Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato che l’Italia sta seguendo il caso con la massima attenzione, in coordinamento con la Presidenza del Consiglio. “L’ambasciata e il consolato d’Italia a Teheran stanno lavorando per chiarire la situazione legale e verificare le condizioni di detenzione,” ha affermato. Chora Media ha lanciato l’appello #FreeCecilia, sottolineando l’importanza di proteggere la libertà di stampa e condannando l’arresto arbitrario di una giornalista professionista. “La sua voce libera è stata silenziata, e l’Italia e l’Europa non possono tollerare questo arresto,” si legge nella nota.
Il caso di Cecilia Sala rappresenta una grave violazione della libertà di stampa e dei diritti umani, accendendo i riflettori sulla repressione delle voci critiche in Iran. Mentre le autorità italiane intensificano gli sforzi per il rilascio della giornalista, cresce l’indignazione pubblica e internazionale. La comunità giornalistica, insieme ai governi europei, si unisce al grido: Cecilia Sala deve essere liberata subito.