domenica, Maggio 18, 2025

Chicago, Illinois.

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Ieri pomeriggio Chicago ha riequilibrato la sua posizione nei confronti degli USA e del mondo. Ai primi aveva già dato all’inizio del secolo il primo presidente di colore, Barak Obama. Per il secondo e con esso la Chiesa Cattolica, ha provveduto ieri, con l’elezione a Papa, con il nome Leone XIV, del Cardinale Robert Francis Prevost, nato, cresciuto e formatosi nelle adiacenze del lago Michigann. Quella città probabilmente avrà voluto mettere in pace il proprio spirito per il conto con la storia lasciato in sospeso nel secolo scorso e per una forma di riscatto da una serie di episodi negativi che presero il via all’ inizio dello stesso. Di seguito i fatti. La creme de la creme della mafia, di origine italiana e anche irlandese, aveva il suo quartier generale in quella città. Nomi di spicco tra i tanti coinvolti in quelle particolari combriccole furono Al Capone e Sam Giancana. Sempre in quella città, parte di quelle stesse cosche malavitose avevano impiantato le attrezzature, seppur rudimentali, per distillare sottoprodotti e ottenerne superalcolici. Inoltre era stata realizzata una sorta di sistema logistico dedicato al trasporto di bottiglie di superalcolici che raggiungeva anche gli angoli più remoti degli States. Accanto a tale “imprenditoria” fantasma, dopo il grande incendio della fine dell’altro secolo che aveva distrutto una parte consistente della città e fatto molte vittime, assunse una dimensione consistente il fenomeno dell’immigrazione, attirata tanto dalla ricostruzione, quanto anche dall’ incremento della produzione industriale di ogni genere. La stessa che portò Chicago a assumere caratteristiche di tutto riguardo, che la portarono al livello delle città più importanti degli USA, nonché del mondo. Quanto fin qui riportato ha la pretesa di voler dare un’ idea, seppur pallida, di collocare, per sola illustrazione, il Cardinale in fieri in un determinato contesto, quello della sua citta. Tutto ciò vorrebbe essere di aiuto per meglio interpretare la sua personalità. Quella stessa che, in parte, è già venuta fuori, con una certa attendibilità ieri, quando il neo eletto si è presentato al mondo. Si è Affacciato al balcone che è da tempo immemore la tribuna del Pontefice osservabile dal mondo anche via etere, in premessa ha augurato la pace. Ha saputo dare un’ impressione positiva della sua persona e tanti particolari hanno rivelato che l’ultimo dei suoi intenti era di stupire la cristianità – con essa l’umanità intera – con “effetti speciali”: ogni riferimento non è puramente casuale e il ruolo del Papa non è certo quello di un imbonitore, seppure abbigliato da farlo apparire tale. È invece il Capo di una comunità enorme e cosmopolita, quella Cattolica, che dovunque deve dare una precisa idea di quale sia il posizionamento del personaggio che interpreta: primus Inter pares, non un gradino su, nè uno giù degli altri “capi del mondo”. Quindi l’abito non farà il Monaco, ma il Papa si. Un inquadramento con un minimo di obiettività, seppur dilettantesco, non può tenere in scarso conto altri particolari connotanti del nuovo punto di riferimento della Cristianità e non solo. È opportuno iniziare da considerazioni inequivocabili, quali sono la sua “americanità” e il suo essere cosmopolita, oltre a non essere un teologo tout court.
È piuttosto un competente in utroque jure, in grado di poter intervenire nelle discussioni su argomenti di questo e di quell’altro mondo. C’è dell’ altro che fa pensare che al soglio di Pietro il Cardinale Prevost non sia arrivato solo su indicazione dello Spirito Santo. Il tempo decisamente contenuto necessario per la sua elezione e il suo essere yankee fanno volare la mente a situazioni terrene in evoluzione non proprio escludibili dal novero delle concause che lo hanno portato al vertice della Cristianità. A ogni buon conto è più che apprezzabile l’impegno dei Cardinali che ne hanno consentito la scelta in meno di ventiquattro ore. Dagli adempimenti di rito all’azione concreta, l’intervallo deve essere il più contenuto possibile. Più che mai come di questi tempi, la partecipazione alle decisioni da prendere in tempi brevissimi dal Papa può essere di grande aiuto per risolvere le diverse e tutte importanti questioni in essere. Beninteso non rimanendo nel vago o inviando aiutanti in campo per fare show agli occhi del mondo, essendo sempre valida l’espressione contadina “chi vuole va e chi non vuole manda”. Anche in questo dettaglio ogni allusione non è casuale. Ieri a Mosca, in occasione della parata che si svolge oggi, è arrivato su invito di Putin, insieme a altri capi di stato, XI Jimping, presidente praticamente a vita della Cina. Le dichiarazioni dei due leaders alla fine dei saluti di accoglienza dei due vecchi, omologhi anche per longevità del rispettivo mandato, nonché amici, hanno già messo di cattivo umore più di un numero uno, specialmente a Occidente. Ancora più preoccupante è stata la notizia dell’ excalation delle ostilità tra India e Pakistan, per cui la pace nel mondo sta subendo un ulteriore attentato che si va facendo sempre più concreto, senza esagerare ora dopo ora. Questo è quanto attende Sua Santità Leone XIV al debutto nel nuovo ruolo. Non è ne poca cosa nè di ordinaria amministrazione. Del resto, chi sta entrando nell’arena del mondo non è un Leone XIV e basta. È Sua Santità Papa Prevost, con il vestiario e tutti gli accessori che prevede la sua carica, senza populismi di maniera nè comportamenti del genere e valgono le considerazioni già ripetute innanzi ben due volte. Tutto ciò nonostante, la Cristianità e non solo essa, certamente stanno inviando, se non lo hanno giá fatto, gli auguri di buon lavoro nel nuovo incarico al Papa/Capo di Stato. In più lo rassicurano con l’occasione che, comunque si concluderanno i vari conflitti, i suoi successori saranno ancora tanti e delle stesse dimensioni il seguito che avranno.

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