Commuoversi significa letteralmente mettere in movimento, un sommovimento così profondo ed emotivo che avvicina ancora di più, chi lo prova, alla parte più intima di sé, al suo io più vero e sincero.
Irresistibili ci sorprendono le lacrime. Leggiamo una frase in un romanzo, assistiamo a una scena di un film, ascoltiamo le parole di una canzone, leggiamo la notizia di un gesto di generosità invisibile e ci commuoviamo. Le lacrime della commozione tracciano l’esperienza di un’amorevole sintesi personale con se stessi. Commuoversi è la conseguenza di un incontro inatteso con se stessi. Ci stiamo dicendo qualcosa, tanto personale da scorrere sul viso: amore. Nella scena di un film, nella sofferenza coraggiosa di una persona conosciuta, nella cronaca di un genitore eroico si scopre rispecchiata la nostra intimità più privata, solitaria e struggente. Un grande e benefico farmaco. Nulla di cui sbarazzarsi o considerare errato o imperfetto. La commozione è un’esperienza identitaria, l’emozione dolente che irrompe irresistibile ci comunica una conferma, colora il nostro mondo interiore – più vulnerabile – di bellezza e valore. Commossi viviamo un sentimento di complicità con noi stessi e un’identità luminosa, che troviamo nella bellezza che incontriamo. La commozione ci rende eroici, ci regala la tonificante occasione di sentirci migliori in ciò che più ci lacera. Momenti della nostra vita in cui il nostro cuore più vulnerabile ottiene grandezza.
“Il pianto non ha età, non ha sesso,appartiene all’anima, è il suo riflesso”.
Cristiano Villeggia