lunedì, Febbraio 10, 2025
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Cuneo fiscale, la beffa per i salari più bassi: i lavoratori perderanno due mensilità

di Paolo Cagnoni

 

La trasformazione del taglio del cuneo da contributivo a fiscale si è rivelata un duro colpo per i lavoratori con redditi bassi, in particolare quelli tra 8.500 e 9.000 euro lordi all’anno. La denuncia arriva dalla Cgil, che sottolinea come questi lavoratori rischino di perdere 1.200 euro netti annui, equivalenti all’ex bonus Renzi-Conte.

Il nuovo meccanismo fiscale

Fino al 2024, il taglio del cuneo operava sui contributi previdenziali, aumentando l’imponibile fiscale e garantendo benefici diretti ai lavoratori. Da quest’anno, invece, il sistema prevede un bonus con percentuali decrescenti al crescere del reddito. Per chi si colloca nella fascia tra 8.500 e 9.000 euro, il nuovo meccanismo non solo non garantisce vantaggi, ma determina una perdita consistente.

Secondo la Cgil, un reddito da 8.500 euro, che nel 2024 beneficiava di un incremento dell’imponibile fiscale di 549 euro, ora vede un bonus di 548 euro che però agisce “a valle” e risulta esentasse. Questo porta l’imponibile fiscale a scendere e, tecnicamente, molti lavoratori diventano incapienti, perdendo così il trattamento integrativo di 1.200 euro annui.

 

Le fasce più colpite

La perdita colpisce soprattutto chi guadagna fino a 8.700 euro lordi, con una riduzione secca di 1.200 euro. Anche per i redditi tra 8.800 e 9.000 euro la perdita è significativa, oscillando tra 1.188 e 1.142 euro. “La maggior parte dei redditi sotto i 35.000 euro perde qualcosa, ma per chi si colloca tra 8.500 e 9.000 euro è un’ingiustizia intollerabile”, afferma Christian Ferrari, segretario confederale della Cgil. “Questa fascia perde quasi due mesi di salario netto, in un contesto già caratterizzato da precarietà”.

Uno squilibrio fiscale evidente

 

In pratica, si tolgono 1.000 Euro ai più poveri per darli ai più ricchi. Anche uno studio del Caf Acli conferma questa tendenza, definendo il sistema un “Robin Hood al contrario”. I benefici maggiori, infatti, si concentrano sui redditi oltre i 35.000 euro, che guadagnano fino a 1.000 euro in più rispetto al 2024.

La Cgil sottolinea inoltre che il nuovo taglio del cuneo non agisce più esclusivamente sul reddito da lavoro dipendente, ma sul reddito complessivo, includendo anche rendite da terreni, fabbricati, pensioni o lavoro autonomo. Questo potrebbe portare a conguagli futuri, ma resta il rischio che i lavoratori più poveri non recuperino quanto perso.

Richieste e critiche al governo

La Cgil chiede un intervento immediato del governo per correggere questa stortura e garantire equità fiscale. “La flat tax, i condoni e i concordati preventivi favoriscono chi evade, mentre ai lavoratori dipendenti vengono tolte risorse essenziali”, conclude Ferrari. Un sistema, dunque, che non solo non sostiene i redditi bassi, ma rischia di aggravarne la precarietà, lasciando i lavoratori poveri sempre più ai margini.


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