Stasera siamo stati alla nuova commedia di Paolo Caiazzo, alias Tonino Cardamone, sullo storico ingrediente della comicità della suoceranza “I Promessi Suoceri” che ha debuttato il giorno 14 marzo al Teatro Augusteo e sarà in scena fino al 23 marzo. In scena con lui, che firma anche come autore e come regista, saranno Maria Bolignano, Yuliya Mayarchuck, Domenico Pinelli («I fratelli De Filippo»), Giovanna Sannino («Mare fuori») e Antonio D’Avino.
L’evoluzione dei genitori, tra presente e passato, che devono accettare i compagni di vita dei figli che il più delle volte crea screzi, invidie, gelosie… e che a volte culmina anche in qualcosa di peggio. In questo caso, Paolo Caiazzo riveste il ruolo di un futuro suocero Antonio e, con sua moglie, la bellissima Maria Bolignano nel ruolo di professoressa di italiano hitleriana dalle regole grammaticali ferree, che hanno una figlia di nome Lucia. Scena esilarante della preparazione di Lucia per dirlo al suo padre che rimanga freezato alla sua notizia per poi cominciare a chiedere tante domande sui preparativi. Prima dell’incontro succede uno restyling dell’appartamento che case a pezzi attraverso un operazione di bricolage da Meroy Merlin con i tulipani, con il copridivano… Quando si organizza il primo incontro con i futuri suoceri Giulia e Gaetano del fidanzato Renzo, dopo un primo livello di conoscenza attraversano un incubo con verità inconfessabili tra i quattro, che attraverso colpi di scena si evidenzierà che i quattro genitori hanno ciascuno uno scheletro nascosto nell’armadio. Un dialogo alla Google traduttore per Gaetano. I due nomi su rifanno a Manzoni come nei ‘Promessi Sposi’ che lo stesso Caiazzo fa ridere asserendo “un romanzo di 800 pagine che io per evitare faccio Via Cordoglio”. Comicità avvincente” e dal “sapore anni 70” alla Sordi, alla Mastroianni, alla Vitti e alla Monicelli. Una commedia ispirata a “L’avaro” di Molière e a “Miseria e Nobiltà” che è una carrellata di gag esilaranti e risate a creparelle che porterà i personaggi in scena e soprattutto il pubblico in sala in quel lieto fine: “questo matrimonio non s’ha da fare”?.