Oramai dei protagonisti di quello stesso giorno del 1943 non è rimasto nessuno o quasi. Per saperne di più, si può prendere in considerazione solo quanto il Grande Libro della Storia mette a disposizione dei posteri. C’era stata la guerra, fermata dall’armistizio di solo qualche giorno prima, ma gli scontri non si erano fermati.
Prese il via quindi la liberazione dalle truppe tedesche che per gli italiani e gli alleati non fu certo una passeggiata. Ritornando in fretta a questi giorni, non si può che prendere atto di una situazione, quella attuale, completamente rivoltata. L’Italia e con essa la EU, oramai da un pò di tempo sta marciando con tutta la prudenza possibile tra cavalli di Frisia e altri ostacoli letali. Essi rendono il cammino verso la pace sempre più impervio e pericoloso. Ciò che preoccupa più di ogni altra insidia è che, se non si interrompe drasticamente e per tempo quell’andatura, somigliante da vicino a quella dell’alce, si rischia grosso di finire nella fossa di leoni, tigri e altri animali feroci che normalmente vivono in Asia e Africa. Solo per staccare l’attenzione da vicende che non portano certo lustro… allo Stivale, può far bene, seppure per poche ore, dare un ripasso ai quotidiani dei giorni scorsi. A dare conferma della situazione de quo sono le prime pagine dei quotidiani di ieri: simili più a puzzle che a fogli di informazione, tale era la varietà delle notizie in esse riportate. Si è arrivati così alla ripresa (delle attività in genere), avendo fin a ora accumulato una serie di questioni irrisolte che da sole basterebbero a far smettere di ridere anche un branco di iene. Ma non è finita li. Altre sono state le complicazioni sopravvenute, quando non proprio fatti nuovi, per aumentare la dose giá consistente di suspence in essere.
Quanto però in Italia balza facilmente agli occhi, è il mettere spesso sullo stesso livello di importanza, anche internazionale, con “fattarielli”, nel caso di specie prouderie, come sono definite a Napoli le vicende di minor peso. Soprattutto perchè in fondo due detti della Roma antica convergono nel rimarcare lo stato dell’informazione sopra accennato: “de minimis non curat praetor”, il pretore non deve occuparsi dei problemi di importanza contenuta, e “ubi major, minus cessat”, nel senso che il problema meno importante deve dare la precedenza a quello che richiede la priorità. Si aggiunga che, nei sacri testi, è indicato che ne uccide più la penna che la spada: non si può negare che l’ormai ex Ministro è stato in tal modo ridotto a striscioline. Il fattore critico, per il Paese più importante che altrove, è che la Pubblica Amministrazione continua a girare in tondo. Solo per colorare, è bene soffermarsi sul dettaglio che si comportano così anche i criceti.