di Paolo Cagnoni
Doccia fredda per l’Italia e per il governo Meloni riguardo alle prospettive di crescita economica. Il Fondo Monetario Internazionale ha infatti rivisto al ribasso le previsioni di crescita per il 2025, riducendo la stima del Pil italiano a un modesto +0,7%. Si tratta di un aggiustamento negativo di 0,1 punti rispetto alle previsioni precedenti. Anche Banca d’Italia, nel suo bollettino economico, ha confermato un quadro poco favorevole per l’economia italiana, parlando di una crescita che “stenta a recuperare vigore”, con una stima di +0,8% per l’anno in corso.
Le stime del Fondo Monetario
Il Fondo Monetario Internazionale, nelle sue ultime previsioni, ha abbassato le stime di crescita anche per altre grandi economie europee, come Germania e Francia. In particolare, la Germania vedrà un’espansione del Pil dello 0,3% nel 2024, con un ridimensionamento di -0,5 punti percentuali rispetto alle previsioni precedenti. Anche la crescita della Francia è stata rivista al ribasso, con un +0,8% nel 2025, inferiore di 0,3 punti rispetto alle stime di ottobre.
Bankitalia: “Attività debole”
Banca d’Italia, dal canto suo, non nasconde le difficoltà che l’economia italiana sta affrontando. “Nel quarto trimestre del 2024 l’attività economica si è mantenuta debole, risentendo della persistente fiacchezza della manifattura e del rallentamento dei servizi”, afferma Bankitalia, indicando come l’economia stia ancora soffrendo.

Le previsioni per l’Italia e le incertezze internazionali
Nonostante il quadro incerto, Bankitalia resta ottimista a lungo termine, prevedendo che l’attività economica acquisisca slancio nel triennio 2025-2027, con un recupero della crescita. Le incertezze globali, però, potrebbero influenzare pesantemente le prospettive future, e tra i fattori di rischio, l’istituto evidenzia gli effetti potenzialmente dannosi delle politiche commerciali annunciate dall’amministrazione Trump.
Dazi Usa: rischi per l’export italiano
Il rischio di un inasprimento dei dazi da parte degli Stati Uniti potrebbe avere ripercussioni significative per le aziende italiane che esportano verso il mercato statunitense, in particolare per le piccole e medie imprese. Gli Usa rappresentano la seconda destinazione principale per le esportazioni italiane, dopo la Germania, con un surplus commerciale significativo nel settore dei beni, pari al 2% del Pil.
Un aumento delle tariffe doganali potrebbe colpire duramente queste imprese, con effetti che rischiano di compromettere il bilancio delle esportazioni italiane. L’economia italiana appare quindi più debole di quanto previsto, con una crescita che fatica a decollare, ma anche con un quadro di incertezze sul piano internazionale che potrebbe influire notevolmente sulle prospettive future.