Nel cuore tetro della Transilvania del XV secolo, dove il gelo avvolge pietra e destino, nasce la leggenda maledetta di Dracula – L’amore perduto, il nuovo film di Luc Besson che reinterpreta il mito del vampiro più celebre della storia attraverso la lente ardente dell’amore tragico. A incarnare Vladimir, principe e guerriero tradito dal cielo e condannato all’immortalità del sangue dopo la perdita dell’amata, è un magnetico Caleb Landry Jones: fragile, febbrile, incandescente nel dolore, già scolpito da Besson in Dogman.
Quando l’amore muore, anche la fede crolla: così Vladimir sfida il divino e abbraccia il destino di creatura eterna, sospeso tra nostalgia e ferocia, in una ricerca infinita di ciò che gli è stato strappato. Accanto a lui, Zoë Bleu è una Elisabetta eterea, sospesa tra sogno e condanna, mentre Matilda De Angelis veste i panni di Maria, presenza terrena e fugace, incarnazione di un mondo divorato dal desiderio. A pulsare sul film è la colonna sonora di Danny Elfman, cupa e solenne, quasi liturgica, che trasforma ogni inquadratura in un rituale di passione e perdono, disegnando un Dracula che non vive di puro terrore, ma di brama, redenzione e disperazione.
Il cuore dell’opera è tutto nell’amore assoluto e distruttivo tra i protagonisti, motore emotivo che sostituisce l’orrore tradizionale con un romanticismo decadente e morboso. Una scelta che distingue la pellicola da qualunque precedente versione del mito, donandole una sua personalità visiva e narrativa, al limite del nostalgico. Non mancano però i confronti inevitabili. L’ombra del Dracula di Francis Ford Coppola aleggia ovunque: nelle inquadrature, nei costumi, nel trucco teatrale e nell’impostazione tragica. Un omaggio evidente, ma che pone la pellicola in un paragone difficile da sostenere, sia per scrittura che per regia, nonostante le intenzioni di Besson siano lontane dall’horror puro e più vicine a una rilettura romantica e visionaria del mito.
Originale – almeno sulla carta – l’idea dei gargoyle-sgherri di Dracula, potenziale spalla simbolica e drammatica, che però si perde in una CGI poco convincente, togliendo forza a un elemento che avrebbe potuto ampliare l’universo del personaggio. Dracula – L’amore perduto è un’opera imperfetta, ma ardente: un canto di dolore e desiderio più che un film dell’orrore, un viaggio nell’eterno tormento dell’amore negato che sceglie il cuore prima dei canini. Ambizioso e personale, affascinante e fragile: proprio come il suo protagonista.
Voto Finale: 7









