La Campania, in Italia, si prepara a un appuntamento che potrebbe incidere non solo sulla propria traiettoria politica, ma anche sul destino dell’intero Mezzogiorno. Le elezioni regionali 2025 non sono semplicemente una consultazione elettorale: sono un banco di prova per la tenuta dei partiti nazionali, un laboratorio di strategie e alleanze, e soprattutto un termometro del rapporto fra cittadini e istituzioni in una fase storica cruciale.
La data è fissata: domenica 23 e lunedì 24 novembre 2025. La Campania si recherà alle urne in contemporanea con la Puglia, in un “election day” che promette di catalizzare l’attenzione dei media nazionali. Non sarà invece contestuale il rinnovo dei Consigli comunali: per questi si dovrà attendere la primavera del 2026. Un dettaglio tecnico, certo, ma che conferma come la politica italiana stia cercando una nuova armonizzazione delle scadenze, riducendo la frammentazione dei calendari elettorali e concentrando il dibattito pubblico.

Al centro dello scenario campano si staglia una figura controversa e potente: Vincenzo De Luca. Il Consiglio regionale, lo scorso 5 novembre, ha approvato la possibilità del terzo mandato, con il voto favorevole anche del PD locale, in controtendenza rispetto alla linea nazionale di Elly Schlein. Ma se la norma apre la strada, la politica pone ostacoli. Il Partito Democratico nazionale ha già fatto sapere che non candiderà De Luca, aprendo una frattura tra base e vertici che rischia di diventare un vero terremoto interno. Il governatore, dal canto suo, non nasconde l’ambizione: forte del plebiscito di consensi ottenuto in passato, considera il suo percorso incompiuto e non intende arrendersi. Sul fronte progressista, intanto, si affaccia un nome che potrebbe cambiare gli equilibri: Roberto Fico, ex Presidente della Camera e volto autorevole del Movimento 5 Stelle. La sua candidatura potenziale è una variabile pesante, capace di attrarre consensi trasversali e di costringere le coalizioni a ripensare i propri assetti. Anche il centrodestra vive giorni di fermento. Edmondo Cirielli, Viceministro degli Esteri e punta di diamante di Fratelli d’Italia, ha già dichiarato la propria disponibilità: «Io in campo ci sono. Mi posso solo che ritirare. Ci sono già». Una dichiarazione netta, quasi granitica, che lo accredita come il candidato più forte della coalizione. Ma le acque non sono calme: in Forza Italia, il coordinatore regionale Fulvio Martusciello rivendica successi in altre regioni e spinge per una figura diversa, quella dell’avvocato Giosy Romano, esperto di politiche industriali e profilo civico. Una scelta che potrebbe dare un volto “moderato” e tecnico alla sfida, ma che rischia di aprire nuove crepe interne al centrodestra. La partita si giocherà dentro le regole della Legge Regionale n. 4 del 27 marzo 2009, più volte aggiornata. I punti cardine:
•Viene eletto Presidente chi ottiene più voti validi a livello regionale;
•Il secondo classificato entra comunque in Consiglio, a garanzia di rappresentanza;
•I 50 seggi disponibili sono distribuiti con criterio proporzionale, suddivisi tra le province di Napoli, Salerno, Caserta, Avellino e Benevento;
•È confermata la possibilità del voto disgiunto;
•Le liste collegate al Presidente vincente ottengono almeno il 60% dei seggi, senza più il tetto del 65%;
•La soglia di sbarramento resta fissata al 2,5%.
Regole apparentemente tecniche, ma che in realtà determinano gran parte della strategia politica: dalle alleanze fino alla scelta dei candidati presidenti.
Le elezioni campane non saranno soltanto locali. In gioco c’è l’identità stessa della politica italiana: il rapporto tra partiti e territori, la capacità di costruire leadership credibili e di interpretare i bisogni di una società ancora segnata dalle ferite della pandemia e dalle sfide economiche. Con oltre 17 milioni di italiani coinvolti nelle sei regioni al voto Veneto, Valle d’Aosta, Toscana, Marche, Campania e Puglia il risultato campano sarà uno spartiacque. La regione del Vesuvio e dei Campi Flegrei, con la sua complessità sociale ed economica, diventerà specchio e simbolo delle tensioni nazionali.
La mia opinione
Da giornalista e cittadina campana, credo che queste elezioni rappresentino una prova di maturità collettiva. Non possiamo limitarci a valutare i nomi in campo come figure isolate: occorre capire chi saprà interpretare davvero le esigenze di una terra ferita ma ricca di potenzialità.
Il Mezzogiorno ha bisogno di una politica che non sia solo gestione del presente, ma visione del futuro: sviluppo sostenibile, tutela del lavoro, valorizzazione culturale e ambientale. Votare, in questo contesto, significa scegliere la direzione da dare alla nostra identità. La Campania, da sempre cuore pulsante di energie e contraddizioni, merita che questa sfida sia condotta con coraggio, lucidità e responsabilità.
Campania Regional Elections 2025: the challenge that will reshape Southern Italy
by Simona Carannante
Campania is heading towards a political turning point that could influence not only its regional trajectory but also the future of the entire South of Italy. The 2025 regional elections are not merely a routine vote: they are a stress test for national parties, a laboratory of alliances, and a thermometer of the relationship between institutions and citizens in a crucial moment of history. The date has been set: Sunday 23 and Monday 24 November 2025. Campania will go to the polls alongside Apulia, in an “election day” designed to focus national attention. Local councils, however, will not be renewed until the spring of 2026, a technical choice that aims to streamline Italy’s electoral calendar and concentrate public debate. At the center of the Campanian scene stands Vincenzo De Luca, a powerful and divisive figure. On November 5, the Regional Council approved the possibility of a third mandate, with the local Democratic Party voting in favor, against the national line of Elly Schlein.

The PD leadership has already excluded De Luca’s candidacy, creating an open conflict between grassroots and central direction. The Governor, however, shows no intention of stepping aside: after his overwhelming consensus in past elections, he claims he still has unfinished work to deliver.
Meanwhile, the progressive camp is evaluating an alternative heavyweight: Roberto Fico, former President of the Chamber of Deputies and a leading figure of the Five Star Movement. His potential candidacy could significantly shift balances and force coalitions to rethink strategies.
The center-right, too, is in motion. Edmondo Cirielli, Deputy Minister of Foreign Affairs and a rising star of Brothers of Italy, has openly confirmed his candidacy: “I am already in the race. I could only withdraw, but I am already there.” His firmness positions him as the strongest contender within the coalition. Yet divisions remain: Forza Italia’s regional coordinator Fulvio Martusciello highlights victories in other regions and pushes for a different profile Giosy Romano, a lawyer and industrial policy expert. A civic-oriented candidate, potentially appealing, but one that risks deepening rifts within the coalition.
The election will be regulated by Regional Law No. 4 of March 27, 2009, with successive amendments. The key points include:
•The President is elected with a simple majority at regional level;
•The runner-up automatically becomes a member of the Regional Council;
•50 seats are distributed proportionally across the provinces of Naples, Salerno, Caserta, Avellino, and Benevento;
•Split-ticket voting is allowed;
•The winning coalition is guaranteed at least 60% of seats, with no upper cap;
•A 2.5% threshold applies.
Rules that may seem technical, yet they shape much of the political strategy—from alliances to candidate selection.
This is not just a regional story. With over 17 million Italians voting in six regions Veneto, Aosta Valley, Tuscany, Marche, Campania, and Apulia Campania’s result will resonate across Italy.
The region of Vesuvius and the Phlegraean Fields, with its complex social fabric and strategic economic weight, will become both a mirror and a symbol of Italy’s broader political dynamics.
My opinion
As a journalist and a Campanian citizen, I believe this election represents a test of collective maturity. It is not only about personalities or party labels: the key question is who will be able to genuinely embody the aspirations of a land wounded yet full of potential.
Southern Italy needs more than short-term management it needs long-term vision: sustainable development, protection of jobs, and cultural and environmental enhancement. Casting a vote here means choosing not only a leader, but also the very direction of our identity. Campania has always been a land of passion and contradictions.
This time, it deserves leaders who act with courage, clarity, and a deep sense of responsibility.
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