Nel giorno simbolico contro la violenza sulle donne, arriva la condanna definitiva per Alessandro Impagnatiello, l’ex barman che il 27 maggio 2023 ha brutalmente ucciso la compagna Giulia Tramontano, incinta di sette mesi, con 37 coltellate. La Corte d’Assise ha emesso una sentenza di ergastolo per il 31enne, riconoscendolo colpevole di omicidio volontario pluriaggravato, interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere.
La richiesta di pena perpetua, avanzata dai pubblici ministeri, è stata accolta, segnando un passo importante per la giustizia. Impagnatiello, che ha assistito al verdetto accanto ai suoi avvocati e a pochi passi dalla famiglia di Giulia, è stato anche condannato a tre mesi di isolamento diurno. La Corte ha disposto, inoltre, la sua interdizione dai pubblici uffici e la decadenza dalla potestà genitoriale nei confronti di un figlio avuto da una relazione precedente. L’uomo si trova attualmente in detenzione nel carcere di San Vittore.
Oltre alla condanna penale, la Corte ha stabilito un risarcimento provvisionale di 700.000 euro a favore della famiglia di Giulia. La somma sarà poi integrata da un risarcimento definitivo in sede civile, con 200.000 euro ciascuno per i genitori di Giulia, Loredana Femiano e Franco Tramontano, e 150.000 euro per i suoi fratelli, Chiara e Mario. Un risarcimento che, purtroppo, non potrà mai colmare il vuoto lasciato dalla perdita della giovane donna.
Il momento della lettura della sentenza è stato carico di emozione. La madre di Giulia, Loredana, non ha trattenuto le lacrime, abbracciata dal marito Franco e dai figli Chiara e Mario. L’avvocato della famiglia, Giovanni Cacciapuoti, ha commentato la sentenza affermando che “l’ergastolo è l’unica sanzione giusta” in un caso così drammatico, sottolineando che, sebbene il dolore per la morte di Giulia sia impossibile da superare, almeno ora la giustizia ha riconosciuto la piena responsabilità di Impagnatiello.
L’omicidio di Giulia Tramontano ha lasciato un segno profondo nella società, non solo per la brutalità del gesto, ma anche per il contesto in cui è avvenuto: una relazione che sembrava, all’apparenza, come tante altre, ma che nascondeva violenza e ossessione. La giovane donna, con il suo bambino che portava in grembo, è stata uccisa con un’aggressività che ha lasciato tutti senza parole, mettendo in luce quanto possa essere devastante la violenza domestica.La condanna, sebbene rappresenti un passo importante verso la giustizia, non potrà mai cancellare il dolore della famiglia di Giulia, che dovrà convivere con la perdita della loro amata. La sentenza, però, offre almeno un riconoscimento ufficiale della gravità dell’omicidio, dando un segnale forte contro la violenza sulle donne e dimostrando che la giustizia, anche se non può riportare indietro la vittima, è in grado di fare piena luce sulla responsabilità dell’assassino.