
Un grave errore all’Ospedale di Firenze ha sconvolto la vita di una famiglia e riacceso il dibattito sulla sicurezza delle diagnosi pediatriche. Un bambino di 7 anni è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico al cervello per rimuovere quello che i medici ritenevano essere un tumore. Solo dopo l’operazione, gli esami istologici hanno rivelato che si trattava invece di una semplice infiammazione, non di una massa tumorale. L’intervento, particolarmente invasivo, ha lasciato conseguenze permanenti: il piccolo ha riportato danni neurologici gravi che ne hanno compromesso la motricità e la parola. La famiglia, assistita da un legale, ha già presentato denuncia e chiesto l’apertura di un’inchiesta per accertare eventuali responsabilità professionali. Secondo quanto trapelato, la diagnosi iniziale sarebbe stata formulata in base a una risonanza magnetica che mostrava un’anomalia cerebrale interpretata come neoplasia. Tuttavia, non sarebbero stati effettuati ulteriori accertamenti prima di procedere all’operazione. L’ospedale, in una nota, ha espresso «profondo rammarico per l’esito dell’intervento» e ha annunciato l’avvio di un’indagine interna. «La priorità è tutelare la salute del piccolo paziente e fare piena chiarezza sull’accaduto», ha dichiarato la direzione sanitaria. Il caso ha suscitato forte indignazione nell’opinione pubblica e tra le associazioni dei pazienti, che chiedono protocolli più rigorosi nella fase diagnostica e maggiore attenzione nella valutazione dei rischi. La famiglia, provata ma determinata, ha dichiarato: «Vogliamo solo che nessun altro bambino debba passare ciò che è successo al nostro».









