di Paolo Cagnoni
I servizi segreti ucraini, americani e sudcoreani sono a caccia dei soldati nordcoreani inviati da Kim Jong-un in Ucraina, ma catturarne uno vivo si è rivelato quasi impossibile. Secondo l’intelligence militare di Kiev, piuttosto che farsi prendere, i nordcoreani scelgono il suicidio. Questa scelta, osservano gli analisti di Seul, non deriva solo da fanatismo, ma dalla consapevolezza che essere catturati comporterebbe punizioni e disonore per le loro famiglie rimaste in patria.
Finora, le uniche informazioni concrete provengono dai documenti trovati sui corpi dei caduti. Uno di questi apparteneva a Jong Kyong Hong, un soldato di 27 anni, il cui diario e le lettere raccontano frammenti di una realtà drammatica.
La tattica dell’“esca umana” contro i droni
Uno dei disegni trovati nel diario di Jong Kyong Hong descrive una tattica ideata per abbattere i droni ucraini, responsabili di pesanti perdite nel corpo di spedizione nordcoreano, composto da truppe scelte dell’Undicesimo Corpo.
La strategia, definita dagli ucraini “esca umana”, prevede che un soldato si esponga deliberatamente alla vista del drone, attirandolo. Una volta che il drone si avvicina, gli altri due membri della squadra lo colpiscono da angoli ciechi, abbattendolo. Una tattica audace, ma rischiosa, che probabilmente è costata la vita a Jong.
Un addestramento inadeguato per il fronte ucraino
I soldati nordcoreani sono addestrati per operazioni in terreni montuosi e boschivi, come quelli del 38° parallelo coreano. Il fronte ucraino, però, è caratterizzato da vaste pianure, prive di coperture naturali, che li rendendono vulnerabili agli attacchi dei droni e dell’artiglieria.
Nel diario, Jong annotava un consiglio imparato sul campo: rifugiarsi in aree già colpite dall’artiglieria, poiché i cannoni raramente colpiscono lo stesso punto due volte.
Le lettere mai spedite: tra lealtà e redenzione
Tra gli effetti personali di Jong c’erano anche lettere non spedite. In una, datata 10 dicembre, il soldato ringraziava Kim Jong-un per l’opportunità di riscattarsi dopo aver deluso il Partito dei lavoratori, senza specificare le colpe commesse. Kim prometteva di combattere in testa all’assalto per eseguire gli ordini del Comandante Supremo, dichiarando fedeltà alla “gloria delle forze speciali rosse”.
Questi documenti rivelano non solo l’indottrinamento, ma anche il peso psicologico e la paura che gravano sui soldati nordcoreani in un conflitto lontano dalla loro terra. Secondo il presidente Zelensky, il contingente nordcoreano in Ucraina ha subito perdite significative: circa 1.000 morti e 2.800 feriti.
Un duro prezzo in vite umane
Questi numeri evidenziano la difficoltà di adattamento delle truppe di Kim Jong-un a un teatro di guerra molto diverso da quello per cui erano state preparate. La presenza nordcoreana in Ucraina cementa l’alleanza tra Pyongyang e Mosca, ma al prezzo di vite sacrificate in nome di una causa lontana, resa ancora più amara dalla crudeltà del campo di battaglia.