mercoledì, Giugno 18, 2025
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Falcone e Borsellino, il coraggio della verità: un’eredità che vive nella memoria collettiva

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Sono passati oltre trent’anni da quei due pomeriggi d’estate che segnarono per sempre la storia dell’Italia: il 23 maggio e il 19 luglio 1992. In quelle date, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, giudici simbolo della lotta alla mafia, furono assassinati brutalmente da Cosa Nostra in due attentati che colpirono il cuore dello Stato e lacerarono la coscienza civile del Paese. Ma a distanza di decenni, la loro memoria non solo resiste, ma continua ad alimentare un desiderio collettivo di giustizia e verità. Oggi più che mai, in un’Italia attraversata ancora da zone d’ombra e connivenze, la loro lezione di coraggio rappresenta un faro per chi non si arrende all’illegalità.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non erano due eroi mitologici, ma uomini dello Stato, consapevoli dei rischi che correvano. Erano due amici, due colleghi legati da una visione comune e da un metodo rigoroso di indagine e contrasto alla criminalità organizzata. Falcone, con il suo lavoro pionieristico sul tracciamento dei flussi di denaro, aveva capito prima di tutti che la mafia andava colpita nei suoi interessi economici. Borsellino, con la sua determinazione e sensibilità umana, aveva saputo costruire rapporti profondi con testimoni, collaboratori di giustizia e vittime. Insieme, avevano dato vita al celebre “pool antimafia” di Palermo, sotto la guida di Antonino Caponnetto, che portò al primo maxiprocesso e alla condanna di centinaia di mafiosi.

Ma la mafia non dimentica chi osa sfidarla. Falcone fu ucciso il 23 maggio 1992, sull’autostrada Palermo–Punta Raisi, insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Borsellino lo seguì solo 57 giorni dopo, il 19 luglio, in via D’Amelio, insieme agli agenti Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Due attentati che non furono solo atti di vendetta, ma segnali chiari lanciati allo Stato, per ribadire il potere e l’arroganza della mafia.

Tuttavia, se l’intenzione era quella di terrorizzare e far arretrare le istituzioni, l’effetto fu opposto. Le stragi scossero l’opinione pubblica, provocarono un’ondata di indignazione e portarono alla nascita di nuove coscienze civiche. Migliaia di giovani, che non conoscevano neppure il volto dei due magistrati, scesero in piazza, decisero di studiare legge, di entrare nelle forze dell’ordine, di impegnarsi nei comitati antimafia. Le parole di Falcone – “la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine” – divennero un mantra per intere generazioni.

Oggi, la memoria di Falcone e Borsellino non si celebra solo nei monumenti o nelle cerimonie istituzionali. Vive nei percorsi educativi nelle scuole, nei progetti di recupero dei beni confiscati, nelle scelte quotidiane di chi rifiuta il compromesso, l’omertà e la corruzione. Vive nella voce di quei magistrati, poliziotti, carabinieri, insegnanti, giornalisti e cittadini che portano avanti il loro sogno di giustizia.

Ma ricordare non basta. È necessario interrogarsi, ogni giorno, su quanto il nostro Paese sia ancora in debito con la verità. Troppe domande restano senza risposta. Troppe pagine, come quelle relative ai mandanti esterni delle stragi, sono ancora oscure. È per questo che il ricordo di Falcone e Borsellino non può trasformarsi in retorica: dev’essere un richiamo scomodo, una ferita aperta, una richiesta di coerenza. Soprattutto da parte delle istituzioni, chiamate a garantire trasparenza, protezione ai testimoni e ai magistrati, e un reale impegno contro ogni forma di criminalità organizzata.

Come Garante dei diritti delle persone detenute e private della libertà personale della Provincia di Caserta, il mio messaggio per oggi è rivolto soprattutto ai giovani: non abbiate paura di scegliere la legalità. Non abbiate paura di camminare controcorrente. Siate custodi e protagonisti di un’Italia più giusta, più libera, più vera. Insieme all’Associazione per la legalità “Niente Camorra Oggi” e ai suoi membri – Gennaro Panzuto, Fortuna Spiezia, Massimo Cerbone – continuiamo a seminare memoria, speranza e impegno in un territorio che ha bisogno di luce. Ricordare Falcone e Borsellino significa non rassegnarsi mai.

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