La Procura della Repubblica ha chiesto l’ergastolo per il femminicidio di Anna Scala, la donna di 56 anni brutalmente uccisa il 24 luglio 2023 a Sant’Antimo, nel Napoletano, dall’ex compagno Luigi Capasso, 61 anni, ora detenuto in attesa della sentenza definitiva. L’accusa, rappresentata dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha parlato in aula di un “omicidio efferato, maturato in un contesto di violenza reiterata e di premeditazione fredda”, chiedendo il massimo della pena per l’imputato.Anna Scala fu aggredita in strada, vicino alla sua abitazione, mentre rientrava da una commissione. A incrociarla fu l’ex, Capasso, che secondo i testimoni le si avvicinò con apparente calma prima di colpirla con una lama affilata, colpendola più volte al torace e all’addome. I soccorsi, giunti dopo l’allarme lanciato da alcuni passanti, non riuscirono a salvarle la vita. Morì pochi minuti dopo l’arrivo all’ospedale di Frattamaggiore.Secondo la ricostruzione dei fatti effettuata dagli inquirenti, l’uomo non accettava la fine della relazione e avrebbe pianificato l’agguato con meticolosità. A confermare l’intenzione premeditata ci sono le immagini di videosorveglianza, la testimonianza di alcune amiche della vittima e il ritrovamento di un coltello a serramanico, compatibile con le ferite mortali, nella sua automobile. Durante le indagini è emerso anche un precedente inquietante: Capasso era stato già denunciato da Anna per atti persecutori e maltrattamenti, ma le misure cautelari a suo carico erano state revocate pochi mesi prima del delitto.In aula, la Procura ha sottolineato il movente legato alla volontà dell’imputato di punire la donna per averlo lasciato e per aver intrapreso una nuova vita lontano da lui. Il comportamento ossessivo, la violenza verbale e fisica, i pedinamenti e le minacce, erano già stati oggetto di attenzione da parte delle forze dell’ordine, ma non si è riusciti a prevenire quello che è diventato un tragico epilogo.La difesa ha tentato di far valere una parziale infermità mentale dell’imputato, sostenendo che l’uomo fosse in stato di alterazione psicologica al momento dell’omicidio. Una tesi respinta dagli esperti nominati dal giudice, secondo cui Capasso era pienamente lucido e consapevole delle proprie azioni.La sorella di Anna, presente a tutte le udienze, ha chiesto giustizia per una donna “che ha avuto il coraggio di denunciare, ma non è stata protetta abbastanza”. Il caso ha suscitato grande eco mediatica, rilanciando il dibattito sulla necessità di rafforzare gli strumenti di protezione per le donne vittime di violenza.La sentenza è attesa nelle prossime settimane, ma intanto la richiesta dell’ergastolo rappresenta un punto fermo nel percorso giudiziario di uno dei femminicidi più sconvolgenti degli ultimi anni in Campania. Intanto, nel comune di Sant’Antimo, è stata già approvata la proposta per intitolare ad Anna Scala una piazza e un centro antiviolenza, affinché la sua memoria diventi un simbolo di lotta contro la violenza di genere.