Il delitto di Garlasco si riaccende con nuove piste investigative: dopo Andrea Sempio, i magistrati puntano la lente su un’intera cerchia di amici e sul fratello della vittima. Tra interrogatori e vecchie dichiarazioni, la verità sembra ancora lontana.
A quasi diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il caso di Garlasco torna sotto i riflettori. Dopo la clamorosa iscrizione nel registro degli indagati di Andrea Sempio, amico di Marco Poggi, fratello della vittima, ora i magistrati vogliono approfondire i legami e i comportamenti dell’intero gruppo di amici dell’epoca. E tra questi c’è anche Marco stesso, che domani sarà ufficialmente ascoltato dai pubblici ministeri.
Gli inquirenti non si limitano più a guardare al solo Sempio: nel mirino c’è la cosiddetta cerchia dei “cinque amici”, un gruppo di giovani all’epoca poco più che diciottenni, composto – oltre a Marco e Andrea – da Roberto Freddi, Mattia e Alessandro. Ragazzi molto più giovani di Chiara e del suo fidanzato Alberto Stasi, poi condannato in via definitiva per il delitto, ma ora al centro di una rivalutazione giudiziaria che potrebbe cambiare radicalmente il corso della vicenda.
I magistrati vogliono verificare le dinamiche reali del gruppo, comprese le frequentazioni nella villetta di via Pascoli e i rapporti personali con Chiara. Il primo verbale dell’interrogatorio di marzo a Marco Poggi ha già sollevato diversi interrogativi: ad esempio, le tre telefonate effettuate da Sempio tra il 7 e l’8 agosto 2007 verso casa Poggi, quando Marco si trovava già in vacanza in Trentino, non trovano riscontro nei ricordi del fratello della vittima, che dice di non aver ricevuto nessun avviso di chiamata persa.
Ma c’è di più: Marco ha sottolineato come gli accessi alla villetta fossero limitati, e che la presenza del gruppo nella casa fosse tutt’altro che frequente. Un elemento che contraddice in parte la narrazione fornita da Sempio. Anche i riferimenti alle vacanze programmate a Punta Ala con il gruppo potrebbero offrire nuovi spunti per comprendere se qualcuno, tra quegli amici, potesse avere altri motivi per frequentare la casa o conoscere meglio gli orari e le abitudini della famiglia Poggi.
A riaccendere ulteriormente il caso sono anche le dichiarazioni di Paola Cappa, cugina di Chiara, che nei giorni successivi al delitto parlò apertamente con gli investigatori. Il 15 agosto 2007 mise a verbale le sue intuizioni: “Voglio aggiungere che dovete cercare l’omicida tra i suoi ex colleghi di Pavia e gli attuali di Milano”, disse, ipotizzando un possibile rifiuto sentimentale trasformato in ossessione.
Un’ipotesi che oggi torna d’attualità, anche alla luce dei nuovi interrogatori che coinvolgeranno sia Sempio che lo stesso Alberto Stasi, ancora detenuto. L’attenzione degli inquirenti è massima anche in seguito al recente ritrovamento di un martello nel canale di Tormello, che potrebbe – se ricollegabile all’arma del delitto – aprire scenari mai considerati fino ad ora.
Per il momento, né Paola né la gemella Stefania Cappa risultano indagate, ma gli investigatori si dicono pronti a chiedere anche i loro profili genetici nel caso in cui nuove analisi su reperti mai esaminati prima rivelassero tracce di DNA femminile.
Il caso Garlasco è tutt’altro che chiuso. Tra vecchie amicizie, nuovi dubbi e un sistema di verità che sembra scricchiolare sotto il peso di nuove prove, quella mattina del 13 agosto 2007 resta ancora avvolta da un mistero fitto. E oggi, più che mai, si cerca di rispondere a una domanda che da allora non ha trovato pace: chi ha ucciso Chiara Poggi?