Una tempesta mediatica è esplosa durante la recente partecipazione di Giuseppe Conte al programma DiMartedì su La7, dove l’ex premier italiano ha lanciato un’accusa forte e diretta contro l’Europa, scatenando il dibattito sulla gestione del conflitto in Ucraina e sul ruolo dell’Unione Europea in questa crisi geopolitica. Il leader del Movimento 5 Stelle, noto per la sua posizione critica verso le scelte di politica estera italiane e internazionali, non ha risparmiato colpi, facendo emergere una visione ferma e decisa sul futuro della guerra e sugli errori commessi dai governi europei.
Il duello verbale con Antonio Di Bella
Il confronto tra Conte e il giornalista Antonio Di Bella ha avuto momenti di alta tensione. La domanda cruciale, posta senza mezzi termini da Di Bella – “Cosa direbbe a un soldato ucraino?” – ha messo il leader pentastellato di fronte a una riflessione profonda sul ruolo dell’Europa e sulla sua gestione della guerra. Senza tentennamenti, Conte ha risposto con una dichiarazione che ha sorpreso tutti: «Mi scuso per la follia dell’Europa, avremmo dovuto sederci al tavolo a Istanbul fin dal primo mese dell’aggressione, chiudendo subito la partita a favore dell’Ucraina. Vi abbiamo dato l’illusione di aiutarvi, ma non siamo stati in grado di farlo.»
Le sue parole non hanno risparmiato l’Europa, definita da Conte “inefficace, imbelle e incapace di una strategia politica adeguata”. Il leader del M5S ha messo in luce, con grande determinazione, la sua visione di un’Europa che non ha saputo dare risposte concrete né diplomatiche alla crisi ucraina.
Il cuore dell’affondo: la responsabilità dell’Europa
L’ex presidente del Consiglio ha poi alzato ulteriormente il tono della discussione, rispondendo con fermezza a una successiva domanda di Di Bella: “Cosa fare oggi per garantire la sicurezza dell’Ucraina?” Conte ha ribaltato la questione, indicando come l’Europa debba riappropriarsi del suo ruolo di protagonista diplomatico. Con un tono deciso ha replicato: «Mi scusi, ma volete che io risponda dei fallimenti dei governanti europei?». E ha aggiunto con veemenza: «L’unica cosa che l’Europa dovrebbe fare è rivendicare con forza un posto al tavolo negoziale, ovunque sia, da Gedda a Riad, e fare in modo che le ragioni dell’Ucraina vengano difese con forza anche davanti a Trump, se necessario».
Questo affondo ha diviso l’opinione pubblica: se da una parte c’è chi accusa Conte di un atteggiamento troppo critico e disfattista nei confronti dell’Europa, dall’altra c’è chi interpreta il suo intervento come un grido di allarme, un invito a ripensare una diplomazia più pragmatica, più incisiva e capace di far sentire la voce di Kiev nelle sedi giuste.
Un dibattito che divide, ma che apre a nuove riflessioni
Le parole di Giuseppe Conte hanno inevitabilmente acceso il dibattito politico. Da un lato c’è chi lo critica per un atteggiamento troppo radicale, incapace di vedere la complessità della situazione internazionale. Dall’altro, molti ritengono che il suo intervento sia una chiamata urgente alla responsabilità per l’Europa, che non può più permettersi di restare spettatrice passiva di un conflitto che minaccia non solo la sicurezza di un paese, ma l’equilibrio dell’intera regione.
In ogni caso, l’intervento di Conte ha sicuramente sollevato la questione del ruolo dell’Europa nella crisi ucraina, un tema destinato a rimanere al centro del dibattito politico e diplomatico nei mesi a venire.