venerdì, Marzo 21, 2025
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I GENITORI DI MATTIA MAROTTA, VITTIMA DI BULLISMO SI TOLSE LA VITA.” OGGI AIUTIAMO I RAGAZZI FRAGILI “.

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I genitori di Mattia Marotta, vittima di bullismo: «Veniva deriso e ci ha lasciati. Oggi aiutiamo i ragazzi più fragili».fb img 1739009337908

Carbonia, lo studente si tolse la vita. I genitori: «Può succedere a tutte le famiglie».«Lo prendevano in giro al telefono, era stato escluso da una gita scolastica. Ma quanto soffrisse lo abbiamo scoperto solo dopo la sua morte».

Il ragazzo «era molto avanti, ma questo lo faceva sentire indietro. Gli era stata diagnosticata l’ADHD (deficit da attenzione e iperattività, ndr). Era iperattivo, si alzava spesso, aveva continui gesti d’affetto verso i compagni. La scuola, però, faceva fatica a gestirlo e gli insegnanti ci tormentavano, anche se era buono e sensibile».screenshot 20250208 113238 facebook

La sua mamma Emanuela scrive un messaggio che strazia il cuore, in cui si immerge nel buio che lentamente ha chiamato a sé Mattia fino a rapirlo. 

“Mattia era il nostro bambino, aveva 15 anni ed era estremamente intelligente e, come tutte le persone particolarmente intelligenti, era tremendamente sensibile. Una sensibilità che lo faceva sentire diverso e non compreso. Gentile e affettuoso, vivace, allegro… Ma si sentiva anche incompreso, spesso con poca autostima causata da quegli adulti che sin da piccolo lo hanno tormentato, umiliato, bullizzato solo perché non si uniformava ai suoi compagnetti, perché amava abbracciare gli amici o perché per lui stare seduto per 6 ore era difficile. 

Mattia ci ha scritto: “Sono morto a 6 anni” per farci capire che il suo tormento ha origini lontane. 

In seconda media, nell’animo sensibile del nostro bambino qualcosa si spezza; non sappiamo cosa sia stato, forse l’esclusione dalla gita scolastica o forse il fatto di essersi sentito per l’ennesima volta tradito da quegli adulti che avrebbero dovuto comprenderlo e guidarlo.

Qualunque cosa sia stato, Mattia ci ha detto che quell’anno ha capito quanto dolore avesse dentro, e quanto questo lo logorasse. Si sentiva tanto solo, aveva tolto Whatsapp perché nessuno dei suoi amici lo chiamava per chiedergli: “Come stai”? e poi è arrivato il buio a riempire la sua stanza e i pianti tutte le notti. La scuola non lo comprendeva, e per Mattia era solo un posto in cui si sentiva etichettato. Mattia in tuttoscreenshot 20250208 111653 google questo tempo ci ha nascosto il suo disagio; solo tra gennaio e febbraio siamo riusciti a percepire che non stava bene. Abbiamo informato la scuola, contattato un consulente psicologico, cercato di prenotare una visita in neuro psichiatria infantile. Abbiamo cercato di chiedere aiuto e purtroppo, per Mattia e per noi, ci siamo scontrati con l’indifferenza della scuola, con un consulente psicologico che lo ha abbandonato quando il suo supporto si rendeva ancora più necessario, e per finire un reparto di neuropsichiatria che mi ha contattata solo il giorno dopo la scomparsa di mio figlio a causa della pessima gestione della mia richiesta di aiuto.Perché ho raccontato tutto questo? Perché io e mio marito siamo stanchi di sentire che la morte del nostro bambino viene trattata dai nostri concittadini come un pettegolezzo da bar.Mio figlio era un bambino di 15 anni, era deluso dagli adulti, dalle istituzioni, le stesse che non hanno reputato neanche di dover proclamare il lutto cittadino, nonostante il mio bambino abbia scelto un parco diventato luogo degradato, per porre fine alla sua vita, e la sua non è stata una scelta casuale. Nostro figlio sarebbe potuto essere uno dei vostri figli, il figlio del sindaco, dello psicologo e di chi risponde al maledetto telefono di un reparto di neuropsichiatria infantile.I suoi pensieri sono i pensieri dei vostri figli, e chiunque potrebbe ritrovarsi come me e Christian, disperati per non essere riusciti a salvare il proprio figlio. Sono trascorsi mesi da quel maledetto giorno, mesi in cui noi non ci diamo pace, in cui nostro figlio ci manca come il respiro; sono trascorsi mesi e ne passeranno tanti, tanti altri in cui noi continueremo a soffrire. Ma sono passati anche mesi che avrebbero dovuto far riflettere tutti quegli adulti che, in un modo o nell’altro, hanno tradito nostro figlio e tradiscono ogni giorno i figli di qualcun altro.Mattia ci ha detto che ci amava, e soltanto di questo purtroppo noi ci potremo nutrire.Ora i genitori hanno un’associazione, Le Ali di Mattia: «Abbiamo anche una sede dove fare attività per i ragazzi. Un luogo dove trattarli “bene e con amore”, proprio come ci ha insegnato lui».

Quel CANCRO DELL’ ANIMA CHE LA SOCIETÀ NON RIESCE AD ASCOLTARE .

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