Ogni anno l’International Council of Museum (ICOM) organizza a livello mondiale La giornata Internazionale dei Musei sulla base di un tema specifico.
Quest’anno il tema è “Musei per l’educazione e la ricerca”, a sottolineare il ruolo dei musei come centri educativi dinamici, luoghi di promozione della curiosità, della creatività e del pensiero critico. Oltre a ciò col tema di quest’anno si intende riconoscere il grande contributo dei musei alla ricerca, fungendo da spazi vitali dove educazione e ricerca convergono per plasmare la nostra comprensione del mondo. Questa data vuole essere occasione per vivere i musei che decideranno di partecipare all’iniziativa attraverso percorsi didattici, laboratori e iniziative culturali. Un modo per ricordarci la ricchezza di patrimonio culturale che abbiamo a portata di mano e che grazie a questi luoghi ogni giorno viene custodita, indagata e portata alla luce.
Ma qual è la storia dei musei?
La parola Museo deriva dal greco e significa “luogo sacro alle Muse”. Le Muse erano divinità protettrici delle arti, figlie di Zeus e Mnemosine (dea della memoria), e nell’antichità il “mouséion” era il luogo in cui i sapienti si riunivano per discutere.
Un primo esempio di museo nell’antichità è quello di Alessandria d’Egitto, voluto da Tolomeo I, che conteneva al suo interno una grande biblioteca, un osservatorio astronomico e strumenti di ricerca e materiali per studiosi e artisti. Ma ovviamente non era un museo aperto a tutti, come quelli che conosciamo oggi.
Nel corso dei secoli in particolar modo nell’Umanesimo e Rinascimento cominciò a diffondersi il fenomeno del collezionismo privato ad opera di umanisti, prìncipi, nobili ed ecclesiastici. Caratteristiche di questo periodo erano le “stanze delle meraviglie” (Wunderkammer): collezioni private di mirabilia, cioè cose meravigliose.
“The Gallery – Cornelis van der Geest” opera di Willem van Haecht.
Fu Samuel Van Quiccheberg nel 1565 a scrivere quella che è considerata la prima guida al collezionismo e all’esposizione, sulla base della sua esperienza come consulente scientifico e artistico del Duca di Baviera, di cui aveva contribuito a creare la Wunderkammer. Quiccheberg suddivideva il contenuto delle Wunderkammer in diverse categorie: artificialia (antichità e opere d’arte create dall’uomo), naturalia (piante, animali e altri oggetti della natura), scientifica (strumenti scientifici), exotica (oggetti provenienti da terre lontane) e mirabilia (tutti gli oggetti che suscitavano stupore).
Gabinetto d’arte della famiglia Dimpfel. Acquerello di Joseph Arnold. 1668. Museum Ulm (Germania) Foto: Oleg Kuchar / Ulmer Museum
Ma fu soltanto nel XVIII secolo con l’Illuminismo che ci si rese conto dell’importanza di queste collezioni private per il progresso del sapere e della tecnica e che dunque nacque l’idea del museo come “spazio pubblico”. La prima raccolta d’arte aperta al pubblico fu quella dei Musei Capitolini, a Roma, per volontà di papa Clemente XII (1734), a cui seguì quella dei Musei Vaticani; a partire dalla metà del secolo, vennero poi inaugurati in molte città europee i Musei Nazionali: il British Museum a Londra (1759), la Galleria degli Uffizi a Firenze (1769), il Museo del Louvre a Parigi (1793), il Museo del Prado a Madrid (1811).