Mantova ci incanta con la sua storia, i suoi misteri e le sue leggende…
Situata nel sud-Est della Lombardia al confine con l’Emilia Romagna e il Veneto, Mantova rappresenta uno dei più bei gioielli rinascimentali presenti sul territorio italiano. Nel 2008, Mantova è stata dichiarata dall’UNESCO patrimonio mondiale dell’Umanità insieme alla città d’arte di Sabbioneta. Anche se è una piccola città con all’incirca 50.000 abitanti, la bellezza e la tranquillità del suo centro storico, la rendono interessante quanto altre città con maggiore afflusso turistico. La lungimiranza dell’amministrazione locale ha saputo preservare il centro storico e farne meta di un importante evento storico come il Festival della letteratura che ogni anno riscuote moltissimo successo. Mantova nacque su due isolette create dai detriti del Mincio, la città è tutt’ora bagnata per tre lati dal fiume, che forma a nord-ovest il lago Superiore, a nord-est il lago di mezzo, ad est il lago Inferiore; un quarto lago, quello Paiolo (attualmente il centro storico della città di Mantova), è stato interrato alla fine del 700.
Sono antichissime le origini di Mantova che conservò a lungo il ricordo di un mitico fondatore, l’eroe Onus, e della divinità maschile Mantus, a cui il fondatore l’avrebbe dedicata e che i Romani confusero poi con l’indovina greca Manto, figlia dell’omerico Tiresia. Il mito della fondazione della città è legato a doppio filo con la storia della profetessa Manto, che la tradizione greca vuole figlia dell’indovino tebano Tiresia. Le vicende narrate nel mito vedono una dicotomia di questo personaggio (come anche accade per quello di Longino): fonti greche narrano che Manto, fuggita da Tebe, si fermò nell’attuale Turchia; altre invece descrivono il suo arrivo, dopo lungo errare, nel territorio allora completamente palustre, che oggi ospita la città. In questo luogo creò un lago con le sue lacrime, secondo la leggenda, queste acque avevano la magica proprietà di conferire capacità profetiche a chi le beveva. Manto avrebbe incontrato e sposato la divinità fluviale Tybris (il Tevere) Re dei Toscani, ed il loro figlio Ocno (detto anche Bianore) avrebbe fondato una città sulle sponde del fiume Mincio chiamandola, in onore della madre, Mantua. La consonanza tra Manto e il nome della città virgiliana avvalora la seconda versione del mito. Secondo un’altra teoria Mantova trae l’origine del suo nome Mantu, dio etrusco, signore dei morti del pantheon tirreno.
Passeggiando tra i tesori della città di Mantova… il Palazzo Te: grandioso ed enigmatico, centro internazionale della cultura
Quanti apprezzano la signorilità e l’armonia del Rinascimento ameranno sicuramente inoltrasi per le stradine del centro di Mantova. Fra le prime cose da vedere c’è sicuramente, nella parte nord-orientale della città, il Palazzo Ducale, che si estende su circa 35mila metri quadrati, con 500 sale, numerosi edifici collegati da corridoi e gallerie, i cortili ed i giardini. Parte del complesso del Palazzo Ducale è anche il Castello di San Giorgio che ospita i celebri affreschi del Mantegna nella “Camera degli sposi” dedicata a Ludovico II Gonzaga ed a sua moglie. Attratti dalle bellezze dei portici ci ritroveremo in piazza delle Erbe, e da li a poco ci si aprirà la splendida vista di Palazzo della Ragione (durante il Basso Medioevo aveva funzioni di pubblica amministrazione e giustizia) e Palazzo del Podestà, uno dei più antichi edifici pubblici di età medievale della città.
Tra le altre meraviglie della città di Mantova ci sono anche: Torre dell’Orologio (caratterizzata dalle ore contrassegnate da numeri romani e da altre indicazioni come i segni zodiacali, le ore planetarie, i giorni della Luna e la posizione degli astri). Molto celebre la Basilica di Sant’Andrea (ospita al suo interno opere di grandissimo valore, il Duomo – noto come la Cattedrale di San Pietro (con elementi di differenti stili architettonici come il campanile romanico, la fiancata gotica e la facciata neoclassica e settecentesca). Ma il luogo più alchemico di Mantova è sicuramente Palazzo Te detto anche il “Palazzo degli inganni” perché è un’architettura bizzarra uscita dal genio di Giulio Romano, edificio storico e monumentale, costruito nella prima metà del Cinquecento (tra 1524 e il 1534), in soli 10 anni, per essere la villa d’otium dei Gonzaga; attualmente è sede del Museo Civico e del Centro Internazionale d’Arte e di Cultura.
All’interno dell’edificio ritroviamo molti simboli mitologici, alchemici ed esoterici, tra cui nuovamente il labirinto. Ne ritroviamo ben 12, tutti ottagonali, a gruppi di tre, sul pavimento della Sala di Amore e Psiche: un concentrato di simbologia e numerologia esoterica! Un altro labirinto è formato dalle siepi del giardino, ormai inesistenti. Quello che attira la nostra attenzione è la figura della salamandra, animale prediletto dagli alchimisti, che spesso l’associano al fuoco e allo zolfo, infatti tale animale è molto resistente alle fiamme. In maniera complementare, il leone, il toro e il serpente erano associati alla terra, l’aquila all’aria, i pesci all’acqua. A questi elementi corrispondevano poi determinate pietre.
Palazzo Te ha da sempre un grande fascino nei confronti dei mantovani e dei turisti. Circondato dagli alberi dei giardini appare quasi per magia un pò come doveva avvenire per chi ci si avvicinava in passato, uscendo dalle mura di Mantova attraversando il ponte che collegava l’isola del Te alla città. Il mistero del suo nome “Palazzo Te”, per i mantovani andare sul Te vuol dire veni-re in questa zona della città, per i turisti il nome può derivare dalla bevanda nazionale inglese, ci sono solo delle ipotesi, però la più accreditata fa risalire il Te a T al centro dell’isola su cui sarebbe sorto il Palazzo che prende quindi il nome dal luogo.
Nel frattempo il nome continua a garantire al palazzo un alone di mistero…