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Il Museo Nazionale Archeologico di Taranto MArTa amplia l’offerta espositiva del complesso museale di via Cavour, da pochi giorni è possibile visionare il “Tesoretto di Specchia” una collezione di 214 monete. A luglio abbiamo scritto degli ori di Taranto: dall’omaggio di Cristian Dior al tentativo della repubblica di Salò di impossessarsene in “La città dei due mari” custode di un immenso patrimonio tra storia e arte”(1).Breve storia, dell’unica colonia spartana della Magna Grecia, conquistata dai romani: la fondazione della città dei due mari,, si situa secondo la tradizione nel 706 a.C. All’origine dell’iniziativa coloniale vi sarebbe la rivolta dei Partheniai (i “figli delle vergini”), nati da unioni illegittime durante le guerre tra Sparta e la Messenia e desiderosi di acquisire la pienezza dei diritti politici: per sedare la ribellione si stabilì, con l’avvallo dell’oracolo di Delfi, di inviare gli insorti in Occidente a fondare un nuovo centro, sotto la guida del loro capo Falanto. La colonia spartana di Taras prese nome da un fiume e dall’eroe, figlio di Poseidon e della ninfa Satyria, raffigurato a cavallo di un delfino sulle monete della zecca cittadina.
L’archeologia ha sostanzialmente confermato l’epoca della fondazione, rivelando un’interruzione nell’occupazione dell’abitato indigeno nell’area della Città Vecchia di Taranto intorno alla fine dell’VIII sec. a.C. Sembra così trovare compimento la profezia dell’Apollo delfico, che a Falanto e ai suoi compagni in procinto di imbarcarsi aveva affidato il compito di essere il “flagello” degli Iapigi, le popolazioni indigene della Puglia. Non mancano tuttavia le testimonianze archeologiche di episodi di integrazione e convivenza pacifica fra le due componenti etniche.
Il Medagliere del Museo Nazionale Archeologico di Taranto costituito negli anni ’80 del 1800, il medagliere del Marta (Museo Nazionale Archeologico di Taranto) è composto da decine di migliaia di monete che spaziano dal periodo più antico magnogreco (fine VI sec. a. C.) fino al Regno d’Italia. Di grande importanza sono i tesoretti di monete antiche, rinvenuti nel territorio tarantino ma anche in quelli limitrofi, che offrono importanti informazioni sulla circolazione monetaria del periodo. Sono presenti in loco anche tesoretti più recenti del
periodo medievale e borbonico .La prima importante acquisizione numismatica è stata “IL TESORETTO TARANTO 1883” con una cospicua quantità di monete che si conservano, appunto, presso il Museo Nazionale Archeologico di Taranto, è quello rinvenuto a Taranto, nel 1883.
L’importanza dello stesso fu elemento fondamentale, dopo anni di un’impegnativa opera di restauro, per la scelta di esporlo al momento dell’inaugurazione del Marta, il 20 dicembre del 2007, Museo che è certamente uno degli spazi privilegiati per la conoscenza dell’arte e della storia della Magna Grecia. Il ripostiglio, attualmente, è ben godibile, anche se parzialmente, in una vetrina situata nel corridoio al piano superiore del Museo, inserito all’interno di un percorso storico-archeologico, che va dalla fine dell’ellenismo ad epoca romana. Sono, inoltre, esposti importanti reperti del periodo, rinvenuti a Taranto e nel territorio; tale percorso verrà completato al termine dei lavori di ristrutturazione ancora in corso, con ulteriori apporti di monete, congiuntamente ad oggetti archeologici inseriti in una cornice diacronica che documenterà gli aspetti della vita politica, economica e sociale della spartana Tarentum. Come si è detto il tesoretto Taranto 1883, è il primo rinvenuto a Taranto di cui si abbia notizia e che si sia conservato. Esso era composto, all’origine, da più di 1550 monete, mentre attualmente presso il Museo Nazionale di Taranto sono presenti 895 esemplari. Con questo tesoretto iniziò a costituirsi il medagliere del Museo Nazionale Archeologico di Taranto prima della costituzione ufficiale del Museo che avvenne nel 1882 . All’epoca del suo ritrovamento la legislazione vigente non aveva la stessa odierna efficacia nel recupero del patrimonio archeologico, per cui parte del materiale fu messa in vendita. Il gruzzolo è certamente il più rappresentativo nucleo di monete in nostro possesso, ed illustra la circolazione monetale durante il periodo post pirrico fino alla seconda guerra punica, periodo in cui è stato presumibilmente occultato. (2)
Il “Tesoretto di Specchia” dall’antica zecca tarantina tra Roma e Magna Grecia, un ritrovamento unico della metà del secolo scorso, nascosto per secoli in un’anforetta di terracotta sotto un cumulo di pietre nella tenuta “Vigne” in contrada Cardigliano a Specchia , antico territorio messapico in provincia di Lecce, poi riportato alla luce casualmente il 9 ottobre del 1952 da un gruppo di operai che lavorava in quel terreno. Dal ‘52 ad oggi custodito nei depositi del Museo Archeologico Nazionale di Taranto-MArTA.
E’ la storia di un tesoretto monetale, quello di Specchia, composto da ben 214 monete (211 stateri della zecca tarentina, due stateri di Heraclea Lucaniae e un divisionale che presenta tipi e peso apparentemente avvicinabili a quelli delle dracme tarentine) che ora, dopo un intervento di restauro, studio e ricerca, documentazione fotografica e valorizzazione, conquista una vetrina dell’importante museo tarantino, la pubblica fruizione e con essa il recupero di una storia che testimonia la grande opposizione ai Romani, a cavallo tra il IV e il III secolo a.C., da parte del popolo tarentino che si affidò allo spartano Cleonimo (303 a.C.) e poi a Pirro, per contrastare l’avanzata di Roma in Magna Grecia. L’importante restituzione alla comunità del tesoretto di Specchia è il frutto di un progetto della direttrice del MArTA, Eva Degl’Innocenti, che nella chiave di un mecenatismo moderno, propone l’adozione di tesori “mai visti” dei depositi del museo, da restaurare, studiare e riportare in luce. Nel caso specifico la sponsorizzazione tecnica è opera del Lions Club Taranto Poseidon, soggetto co-protagonista a pieno titolo di un percorso di co-creazione culturale insieme allo stesso MArTA che ha adottato il tesoretto “.Restituiamo alla comunità e ai visitatori del MArTA non solo reperti di inestimabile valore, ma anche la storia umana di Tarentini e Messapi”- spiega Eva Degl’Innocenti –“ed è inevitabile, grazie a questo patrimonio numismatico, ripensare al proprietario del tesoretto, forse costretto a fuggire, e intento ad occultare vicino ad un uliveto, quello che probabilmente avrebbe voluto recuperare una volta scampato il pericolo”. Una storia resa ancora più identitaria dal motivo di Taras raffigurato a cavallo del delfino riportato proprio sulle monete emesse dalla zecca tarentina.
Il presidente del Lions Club Taranto Poseidon, Maria Rosaria Basile dichiara” e l’idea partorita nel 2019 di finanziare il restauro, lo studio, la pubblicazione e la valorizzazione del Tesoretto Monetale di Specchia, è stato il nostro contributo allo sviluppo di questa terra che, da sempre, interpretiamo collegato alla cultura e al suo recupero identitario”Nel complesso museale di Taranto è presente il “Tesoretto monetale” rivenuto a Taranto, via Nitti angolo Via Cugini (attuale Via Pitagora) | V sec. d.C.Tesoretto monetale costituito da 8 solidi in oro, riferibili agli imperatori Leone I (457-474 d.C.), Zenone Isaurico (474-491 d.C.) e Anastasio I (491-518 d.C.).I tipi monetali presentano al diritto la figurazione frontale del busto dell’imperatore e la legenda D(ominus) N(oster), il nome dell’imperatore sotto il cui governo è avvenuto il conio e la seguente dicitura PERP(etuus) AUG(ustus) (diversamente abbreviato in PP AUG nelle coniazioni di Anastasio I); sul rovescio sono rappresentate una vittoria crocifera, la
legenda VICTORIA AUG(ustorum) e le sigle identificative della zecca – CON(stantinopolis) – e della purezza del metallo – OB(ryzum), cioè oro puro Il solidus, nominale in oro del peso di circa 4,5 g, era alla base del sistema economico del tempo e garantiva, grazie alla stabilità del peso e alla purezza del metallo, un saldo riferimento per le transazioni economiche, favorendo anche forme di tesaurizzazione. Il gruzzolo fu rinvenuto in un terreno di proprietà del Conte Pietro d’Ayala Valva ed originariamente comprendeva 32 unità, di cui 10 ascrivibili all’imperatore Leone I, 3 all’imperatore Zenone Isaurico e 19 all’imperatore Anastasio I. Il soprintendente Quintino Quagliati, in applicazione dell’art. 18 della legge 364/1909, che prevedeva che la metà delle cose scoperte fortuitamente fosse rilasciata al proprietario del fondo (o che in alternativa gli fosse corrisposto il prezzo equivalente), trattenne per il Museo solo la metà delle monete, selezionando gli esemplari più significativi; di quest’ultimo insieme andarono poi disperse ulteriori 8 monete.(3)
(2) G. Libero Mangieri in” IL TESORETTO TARANTO 1883”- Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia – CONTRIBUTI NOTIZIARIO del Portale Numismatico dello Stato.(2013)
(3) https://museotaranto.beniculturali.it/it/reperto/tesoretto-monetale/