Il morso dello “Squalo” non ha smesso di scuotere il mondo del crimine. Fabrizio Capogna, noto broker per la fornitura di sostanze stupefacenti, ha deciso di collaborare con la giustizia, facendo tremare i narcos della Capitale. Le sue dichiarazioni hanno avuto un impatto devastante, portando alla luce una serie di retroscena legati al traffico di droga, con implicazioni che riguardano le principali piazze di spaccio di Roma.
Capogna, considerato uno degli elementi di spicco del cartello della droga, ha fornito dettagli inquietanti riguardo alle sue operazioni, raccontando le complesse dinamiche di rifornimento e distribuzione della sostanza stupefacente in città. Le sue deposizioni hanno svelato un sistema di alleanze e conflitti tra bande, che operano in una rete ben organizzata e radicata nel territorio.
Tra i particolari emersi, uno dei più sconvolgenti riguarda la sua descrizione dei legami tra i narcotrafficanti e alcuni pezzi da novanta della criminalità romana. Il pentito ha parlato di incontri clandestini, accordi milionari e l’infiltrazione delle organizzazioni mafiose nelle zone di maggiore afflusso di droga. Non solo il mercato delle piazze di spaccio, ma anche la corruzione nelle forze dell’ordine e negli ambienti politici sembrano aver fatto parte del gioco. Le rivelazioni di Capogna sono risultate fondamentali per il proseguimento delle indagini, contribuendo a fare cadere uno degli ultimi “pezzi grossi” dello scacchiere criminale della Capitale. Le sue parole hanno aiutato gli inquirenti a individuare e arrestare figure di rilievo, accelerando l’operazione contro una rete che sembrava quasi invulnerabile.
Nel frattempo, la collaborazione di Capogna con la giustizia ha suscitato reazioni contrastanti. Mentre la sua testimonianza rappresenta una pietra miliare nell’indagine, il pentito ha dovuto fare i conti con le minacce e i rischi derivanti dal suo tradimento del mondo criminale. Nonostante ciò, Capogna ha scelto di affrontare le conseguenze, con l’intento di ridare giustizia e fermare un sistema che aveva inghiottito troppo a lungo la Capitale.
