La lingua italiana, tra le tante qualità che la rendono interessante e particolarmente studiata anche oltreconfine, ha quella di essere univoca o quasi. Ciò significa che ogni termine corrisponde a uno e a un solo particolare, materiale o immateriale che possa essere. Il tempo sospeso, per cui tale espressione era stata coniata, consisteva in un tipo di musica e di danza che la stessa animava. Sarebbe potuto essere un esempio ben definito della caratteristica riportata all’inizio. Le vicende sono andate diversamente, probabilmente non si sbaglia a definire sospeso anche il periodo che l’umanità sta attraversando. Si vuole cosi affermare che i massimi problemi che stanno tormentando l’umanità, hanno assunto un tipo di comportamento che ricorda da presso quel personaggio che, nel gioco dei quattro cantoni, fa la spola tra gli altri giocatori. Non si ferma per altro motivo oltre quello, pressochè sterile, che fa per chiedere dove gli è possibile trovare quanto sta cercando, nel caso in specie, la pace. Sta facendo seguito a tale modo di agire qualcosa che ricorda da vicino un happening, riunione sui generis con un finale mai scontato. Fu molto in uso negli anni ’50, fin quando, dopo una ventina di anni,, non fu realizzato il concetto che il classico “ordine del giorno” aveva e ha una ben precisa funzione. Essa consiste nel fare da sponda perché la trattazione non esca dal seminato. Con tutto il rispetto che meritano i players dell’attuale gioco al massacro globale, è difficile non constatare che molti degli incontri e delle riunioni sono messi in opera casualmente, direbbero in campagna: “a come viene, viene’ .Tale modo di agire è ben diverso da quello definito “intuitu personae”, cioè discrezionale nel senso più autentico del termine. Ne segue che tutti coloro che reggono le sorti dei vari paesi del mondo vadano in visita da tutti i loro omologhi oppure li ricevano. Con un risultato che ricorda da vicino come, oltre mezzo secolo fa, la cosiddetta “palla matta”, lanciata a destra, rimbalzasse a sinistra o viceversa e, continuando così il suo percorso imprevedibile, si andasse a fermare solo quando l’inerzia non si fosse esaurita. Farà venire la pelle d’oca a chiunque e da qualunque etnia provenienga, la considerazione che l’andamento dell’intera vicenda sta assumendo quel comportamento, se in parte non lo ha già assunto. Ciò che acuisce il disagio che il problema guerra continua a generare, é la mancata coerenza di tutti quanti sono coinvolti: piuttosto che prendere il toro per le corna, continuano, ormai dopo diversi anni, a dare l’idea di star “giocando alla guerra”. Peccato che i soldati presenti sui vari campi di battaglia siano autentici e di tutti i colori originali, questi si, delle etnie presenti sulla terra, nessuno escluso.