venerdì, Marzo 21, 2025
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INTERVISTA A DOMENICO SEPE – SCULTORE

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Domenico Sepe è uno scultore contemporaneo noto per le sue opere artistiche che fondono elementi di tradizione e innovazione. Spesso le sue creazioni esplorano temi legati alla figura umana e alla natura, utilizzando materiali diversi come pietra, metallo e legno. Ha partecipato a diverse esposizioni e mostre sia in Italia che all’estero, guadagnandosi riconoscimenti per la sua capacità di esprimere emozioni e concetti complessi attraverso la scultura. Le sue opere possono riflettere una particolare attenzione ai dettagli e una ricerca estetica profonda.

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Domenico, ti ringrazio sinceramente per avermi concesso questa intervista

Grazie a te!

Cosa ti ha spinto a diventare uno scultore?  C’è stato un momento specifico nella tua vita in cui hai deciso di dedicarti a quest’arte?

La spinta, l’emozione, il legame con la scultura nasce da bambino, quando andavo in campagna con il nonno. Lì ho scoperto che con il fango potevo creare delle forme e quindi, in quel caso, ho iniziato a lavorare e a capire che quella materia poteva diventare argilla e quindi diventare l’elemento che mi desse l’opportunità di poter creare opere d’arte.

Quali sono le tue principali fonti di ispirazione nella creazione di una nuova scultura? Ci sono artisti o movimenti artistici che influenzano il tuo lavoro?

La principale fonte di ispirazione è la natura, ma nella sua espressione umana, nella fisicità. Anche nel corpo della donna, per esempio, spesso, inserisco degli elementi che mi trascinano verso una ricerca molto più profonda. Per quanto riguarda gli artisti, Vincenzo Gemito sicuramente è quello che sta più vicino a me oltre Sammartino, Jerace che sono dei grandi scultori del passato, ma forse è con Gemito che ho un legame molto particolare, infatti a lui ho dedicato anche un busto in bronzo.

Quali temi o messaggi ricorrenti emergono nelle tue opere e cosa intendi comunicare attraverso i tuoi lavori?

Il tema centrale è l’umanità e l’espressione artistica; l’espressione dei volti delle mie sculture deve raccontare alla gente. Quando qualcuno si avvicina all’opera deve percepire quasi addosso quell’emozione che io cerco di raccontare attraverso uno sguardo, attraverso il volto, attraverso anche la fisicità, quindi l’espressione centrale. Questo è ciò che poi diventa l’elemento comunicativo con lo spettatore.

Come reagisci alle diverse interpretazioni delle tue opere? Ti sorprende ciò che le persone riescono a cogliere in esse?

Le persone rimangono spesso colpite dalle mie sculture, stasera, a questa mia importante mostra, ho anche raccontato di questo: l’incontro con lo spettatore mi sorprende ogni volta perché c’è sempre qualcosa che io non ho colto nella mia opera e mi viene raccontato da chi la guarda.

Sappiamo della tua opera di Bronzo di Maradona, l’ispirazione dietro questa creazione?

La scultura di Maradona ha una storia molto particolare e non nasce come tutti pensano, non è un semplice omaggio al campione, ma nasce come omaggio al rapporto tra padre e figli.

La scultura di Maradona viene creata da me attraverso una forte ispirazione che ha delle origini della mia infanzia: quando andavo allo stadio con mio padre e lui poteva sorridere, poteva abbracciarmi, poi si è ammalato di Parkinson e quei momenti non li ho potuti più rivivere.

Quando è finito Maradona nel 2020, mio padre era ancora vivo, però aveva questa grave malattia e io ho pensato che, raccontare Maradona attraverso quei ricordi, poteva essere la cosa più bella che potessi fare, sia come omaggio a mio padre sia come omaggio a Diego Armando Maradona: è da lì che nasce la scultura di Maradona.

L’ho voluto anche dedicare a Diego Junior che ha avuto la sua storia travagliata con il padre, una storia difficile, nella quale inizialmente non c’è riconoscimento (da parte del padre), poi questo arriva e lui perde il padre. Diego Junior vive un doppio dramma e questa cosa mi ha colpito tantissimo.

Quali consigli daresti ai giovani scultori o a chi desidera intraprendere questo percorso artistico?

Il consiglio che posso dare a giovani è quello di seguire il cuore. L’arte non è qualcosa che si può costruire, non è qualcosa che si può studiare, si può anche imparare ad essere artigiani, ma l’arte no, se non arriva dalla spinta emozionale, da quella spinta che dà quell’energia che non riusciamo ancora a spiegare, quella che ci fa vibrare il cuore. Per questo io dico seguite il vostro istinto.

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Grazie mille per il tuo tempo, complimenti per la tua mostra e per tutti i tuoi capolavori.

Grazie a te!

di Emanuela Coppola

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