martedì, Settembre 10, 2024
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Intervista all’Editore Armando De Nigris

Negli ultimi anni la società ha subito una evoluzione dettata soprattutto dalla tecnologia. La stessa “intelligenza artificiale” sta condizionando la percezione che abbiamo della “vita reale” e del “pensiero umano” ma soprattutto  la capacità di acquisire il “sapere”.

Lo stesso concetto di “luce” è in continua evoluzione; mutazioni che stanno creando dei “varchi indecifrabili” nella elaborazione delle informazioni. Infatti, se solo pensiamo agli eventi accaduti negli ultimi mesi dalla guerra in Ucraina e a Gaza, che sono ancora in attivo, ai conflitti in diverse parti del mondo, ai cambiamenti climatici, le violenze tra i singoli tutto assume un “volto” con incertezze ed ombre sempre più raggiungibili.

Tangibili cambiamenti che hanno portato anche ad una percezione del mondo degli artisti, operatori delle arti e della comunicazione, sociologi, medici e politici, scrittori e editori a catturare e modificare il loro modo di individuare la fragilità dell’essere umano.

La rubrica #LIGHT AND #FACE torna con l’intento di raccontare, mostrare, trasmettere il modo in cui è cambiato lo sguardo di chi fa dell’editoria uno strumento per dare vita e potere al nuovo senso dell’umanità.

Per l’occasione abbiamo incontrato il fondatore della casa editrice, la Armando De Nigris Editore, sede ad Aversa in provincia di Caserta. Una realtà che pubblica “Libri di narrativa e saggistica” dando voce agli autori e ai loro scritti senza censura. Una “voce fuori dal coro” che offre l’opportunità di fare delle proprie opinioni una realtà editoriale.

Armando De Nigris vanta di un ampio curriculum che lo posiziona tra gli uomini più acuti del mondo delle editoria. Appassionato e fruitore della comunicazione è attento a fare del suo sapere motore per le menti brillanti che incontra sulla sua strada.

Di fatti, abbiamo voluto dare voce a chi attraverso fiumi di parole raccoglie in sé la visione del mondo in tutte le sue sfumature più articolate. Interpreti di uno scenario umano con un “equilibrio” che oscilla tra emozioni e dubbi. Con l’aggravante di un “popolo virtuale” che rincorre sempre più ad un selfie perfetto abbandonando la purezza di un gesto come sfogliare un buon libro.

La sua casa editrice, con tutto il corpo di professionisti, sarà protagonista alla III edizione della Fiera del libro a Vietri Sul Mare, in provincia di Salerno, che avrà luogo il 24/25/26 maggio, un idea che nasce dalla mente del giornalista Antonio Di Giovanni.

Armando De Nigris, da dove nasce la sua passione per l’editoria?

“Innanzitutto dall’amore che ho sempre provato per i libri, senza questo aspetto sarebbe impossibile dedicarsi anima e corpo a un settore così particolare e, se vogliamo, di nicchia. Ma, in quanto imprenditore, il mio desiderio è trasformare un sistema non solo ingarbugliato ma anche mal gestito. Intorno a me ho notato mancanza di cultura e spirito imprenditoriale, con editori che faticano a comprendere come i libri, esattamente come qualsiasi altro prodotto, abbiano bisogno di generare profitto per fare in modo che la “macchina” funzioni nel suo complesso. È una filiera lunga e complessa che l’editore di oggi deve essere in grado di padroneggiare alla perfezione, cercando di rendere l’azienda (in questo caso la casa editrice) sostenibile e proficua. Quindi, al di là dell’innegabile valore culturale insito in determinati prodotti, credo che, come editori, dovremmo levarci un po’ di “puzza sotto al naso”, sporcarci le mani e considerare i libri alla stregua di qualsiasi altro bene reperibile sul mercato. Alla fine, credo sia un discorso che valga per molti, ma solo in pochi hanno l’onestà intellettuale di dirlo pubblicamente: fa molto più “figo”, infatti, lasciar credere alle persone di essere interessati unicamente all’aspetto intellettuale, culturale dell’editoria. Ma non è e non potrebbe essere così, altrimenti il mercato dei libri semplicemente non esisterebbe”.

Quando scrive come si trasformano le sue sensazioni in versi?

“La mia è sempre stata una scrittura di tipo tecnico, occupandomi di marketing e comunicazione. Fin da giovanissimo mi sono appassionato a queste discipline, studiando anche ipnosi conversazionale e dedicandomi in particolar modo ai “tecnicismi”, per esempio pubblicando un testo sui truismi di ‘Barak Obama’. Già come autore, ancor prima di diventare editore, ero sensibile e attento alla questione dei numeri, tant’è che il mio ‘Una Vita di Eventi’, del 2019, ha venduto, solo nel primo anno, circa 4mila copie. Ci sono riuscito mettendo in atto una serie di strategie, un modus operandi che poi, in parte, ho trasferito nella mia attività. Dopo ‘Una Vita di Eventi’ ho scritto due e-book, ‘Sognando a occhi aperti e La nobile arte della vendita’, e due nuovi libri: Le parole sono un virus (2020), considerato uno dei manuali di comunicazione più completi degli ultimi cinquant’anni, e ‘Il libro è morto ma è risorto!’(2022), dove, partendo da un’analisi storica e sociologica dell’evoluzione del libro in quanto mezzo di divulgazione, arrivo ad analizzare le nuove frontiere e prospettive dell’editoria contemporanea”.

Il linguaggio letterario si è trasformato in questi anni come il “volto umano”; come è cambiato il suo modo di guardare il mondo?

“Bene o male la mia visione del mondo non è molto diversa da quella che potevo avere dieci o quindici anni fa. Ho sempre avuto le mie “visioni”, i miei principi e grazie a quelli sono andato avanti, cercando di raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissato. E devo dire che, grazie alla perseveranza e al duro lavoro, non posso che essere soddisfatto del mio percorso professionale fino a questo momento. Credo che, più che il settore lavorativo, a farmi cambiare prospettiva, visione del mondo, possa essere stata la nascita dei miei tre meravigliosi figli: ecco diventare padre, assumersi una responsabilità del genere, quello sì che stravolge non solo il modo di guardare le cose, ma anche le necessità e le priorità della vita. Per fortuna, sia in ambito professionale che familiare, ho sempre ricevuto il supporto fondamentale di mia moglie, Maria Antonietta, che mi è stata a fianco in ogni mia “follia” e senza la quale, probabilmente, non sarei arrivato dove sono oggi”.

Il compito di un editore è quello di cercare e di far esprime al massimo i pensieri. Ma il talento è sentire, la disciplina è fare. Lei ha studiato o crede che non serva per diventare un buon editore?

“Il mio percorso di studi e professionale, come ho già detto in precedenza, è stato interamente incentrato sul marketing e la comunicazione. Tra l’altro doveva essere scritto nelle stelle, o comunque nel mio destino, essendo io nato il 30 settembre 1980, proprio il giorno in cui il logo di Canale 5 è apparso per la prima volta sugli schermi delle televisioni italiane. Come consulente ed esperto del settore, ho collaborato con la Rai e con aziende di spicco a livello nazionale e internazionale. Parallelamente mi sono specializzato nella crescita e nello sviluppo sia aziendale che personale, aiutando diversi imprenditori, commercianti e liberi professionisti a ritrovare l’armonia, il giusto equilibrio tra il lavoro e l’ambito privato. Sono un imprenditore, come lo era mio padre, e il mio intero percorso professionale non può che portarmi a dare una sola risposta alla tua domanda: l’editore non è altro che un imprenditore che punta, per fare profitto, sulla cultura e la divulgazione”.

L’immagine della letteratura, dell’editoria si è adeguata al mezzo tecnologico. Come percepisce questo fenomeno e come è possibile dare luce al sano intellettualismo?

“La tecnologia aiuta, i social non sono unicamente dei raccoglitori di rifiuti, come vogliono, troppo sbrigativamente e superficialmente, farci credere. Rappresentano senza dubbio dei contenitori culturali e chi sa padroneggiarli meglio, chi riesce a distinguersi e a comunicare in maniera più efficace tramite questi nuovi strumenti, avrà maggiori possibilità di andare avanti, di realizzare il suo progetto imprenditoriale. I social e i mezzi tecnologici hanno rivoluzionato anche il modo di pubblicizzare un prodotto culturale: per questo motivo “insegno”, se mi lasciate passare il termine, ai nostri autori come sfruttarne a pieno le potenzialità, invitandoli ad essere presenti sui social e cercando di coinvolgere più persone possibili. Se vogliamo, anche il nostro modo di partecipare alle Fiere, di creare un gruppo, una community compatta, volta ad un unico obiettivo che non è personale ma collettivo, è una dinamica mutuata dal mondo dei social”.

Il potere di dare nuovi sensi al mondo nasce da una attenta osservazione. Purtroppo il mondo tecnologico con la frammentazione del tempo hanno portato la lettura a diventare ‘utopia’ o quasi. Lei che è amministratore e fondatore di una casa editrice ‘Armando De Nigris’ Editore, come immagina il nostro futuro culturale?

“La cultura, o meglio il desiderio umano di produrre qualcosa (che sia un libro, un quadro, un brano musicale) che gratifichi l’anima, che produca un appagamento non semplicemente fisico ma mentale, oserei dire quasi spirituale, non cesserà mai, è insito nel nostro modo di essere, una delle caratteristiche più importanti dell’umanità, da sempre. Cambieranno, e già stanno cambiando, i mezzi di fruizione, i gusti, le modalità di espressione artistica. In questo senso, proprio per cercare di abbracciare e accogliere le trasformazioni in atto in una maniera più ampia, moderna e globale possibile, all’interno del nostro gruppo editoriale cerchiamo di dare voce a diverse tipologie di libri e autori. Per esempio, l’ultima casa editrice nata, Extraverso, è interamente dedicata al mondo della poesia: una scelta coraggiosa e in controtendenza, se pensiamo che quest’ultima rappresenta solo il cinque per cento, all’incirca, dei titoli pubblicati ogni anno a livello nazionale. Ma io ci credo e, come sempre, punto al massimo, con l’obiettivo e l’ambizione di diventare presto leader anche in questo specifico settore dell’industria editoriale”.

Dalle parole di Armando abbiamo potuto comprendere quanto l’uomo o l’editore, se vuole, può fare tanto affinché le ambizioni e le passioni possano fare da “faro proiettore” verso i “volti reali” in una realtà che è in continua “trasformazione”.

 

 

 

 

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