venerdì, Ottobre 11, 2024
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Intervista al Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione “Sbarre di Zucchero” SINDOCA Riccardo

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Oggi ho il piacere di intervistare una persona definita “scomoda” dallo Stato Italiano, ma che a lui lo Stato Italiano deve molto, e soprattutto molte scuse. Una persona la cui intelligenza spicca in ogni dove, e la cui Cultura è infinita. Uomo mai banale, la cui concretezza sfiora la perfezione assoluta, il Commendatore della Repubblica Dr. SINDOCA Riccardo. Premetto, non voglio porgli domande, voglio solo chiedergli di raccontarci con riflessioni specifiche ed in qualità di Membro del Comitato Scientifico dell’Associazione “SBARRE di ZUCCHERO”, cosa pensa del Sistema Carcerario Italiano Odierno. E’ un fiume in piena, mi dice che finalmente qualcuno ha il coraggio di mettere nero su bianco ciò che in molti pensano, sfondo una porta aperta. Lo ringrazio, per la fiducia ed i complimenti. Eccovi la risposta: “Cara Idalia, Una domanda che viene spontanea in una stagione a dir poco “drammatica” di suicidi carcerari mai accusati prima in maniera così copiosa e cruenta e di un Mondo penitenziario che ormai è  chiaro a tutti e, “grazie anche ai media”, oltre che, a tutto l’attivismo profuso al fine che, una volta per tutte si potesse cercare di far finire l’inutile e demagogica deriva populista che tendeva a “spendere” questi luoghi come alberghi, in spregio, invero alla verità ed alla dignità umana non solo dei ristretti ma ancor di più della Polizia Penitenziaria che “respira pari aria” In questi luoghi criminali e criminogeni che, per come condotti siano solo luoghi dove cessa lo Stato di Diritto e lascia spazio di fatto alla sola e mera “barbaria”, che soddisferà forse solo la bieca vendetta sociale, ma non di certo quello che fin i padri della costituente vollero ben significare nel fine ultimo di una “pena”, ovvero anche la “possibilità” di un reo di potersi ravvedere, e, tornare così nella così detta  “società civile” che, in difetto di civile avrebbe ben poco …  Sappiamo tutti ormai che, quanto è riservato a pochi “fortunati”, vista la carenza effettiva e reale di personale che permetta di poter seguire percorsi necessari, e non di meno che, possa altresì venir data la possibilità di lavoro a costoro che sarà poi la “base” per una dignità, e la necessità di politiche ben diverse da quelle messe in campo fin ora, che hanno sempre sotteso a “nascondere” e non ad affrontare seriamente un problema con la dovuta perizia e diligenza. Ma, cosa si fa davvero in materia di “prevenzione”? Perché non far partecipare la Polizia Penitenziaria nelle lezioni di educazione alla legalità che dovrebbero essere svolte nelle scuole? Perché, i ragazzi fin da giovani non dovrebbero davvero conoscere dalle parole di Coloro che vivono e conoscono tali realtà, cosa possa significare il poter rischiare di infrangere il patto sociale? Perché, i ragazzi non devono conoscere ciò che è la realtà nel mentre divaga sempre più la cultura della trasgressione a mezzo di rapper e social di vario genere? Credo che al di là di quanto già facciano Carabinieri e Polizia in tal senso , sarebbe davvero utile e senza eccezione che anche il Corpo della Polizia Penitenziaria , venga fatto scendere in campo , perché al di là di reprimere, è bene fare prevenzione ed investire sul futuro. Penso che sia giunta l’ora che figure qualificate come mediatori penali minorili, penitenziaria, educatori, che ben conoscono la realtà penitenziaria sia minorile che ordinaria , possano davvero far conoscere cosa possa significare in termini di “vita reale” e non in forma speculativa , la detenzione. Credo che la “conoscenza”, e non la mera censura di una triste realtà, come occorsa per troppi anni, possa solo aiutare a meglio prevenire, ed a far sì che ogni ragazzo possa meglio prendere coscienza di quanto, in difetto, potrebbe accadere a chi decida di infrangere le regole.. La conoscenza, è sempre un momento di cultura e di crescita individuale, perché non porre in atto, anche con le Associazioni di Specie e Categoria, momenti di informazione volta ai nostri ragazzi, e proprio nelle scuole, ovvero nelle sedi che sono preposte a prepararli per un cammino nella vita? Ad oggi persino i Vigili Urbani si prodigano per fortuna nelle scuole ad insegnare i primi rudimenti di educazione stradale… , e, dunque,  come possiamo esimerci di dare loro una possibilità di conoscere cosa possa realmente significare “andare in prigione”?  Come ad oggi, sovente sentiamo dire loro anche da parte di genitori od insegnanti, quale mero monito però, visto che poi sti ragazzi non sanno davvero cosa significhi, perché nessuno glielo abbia mai davvero spiegato  La magra verità risiede proprio nell‘ ’”ignoranza” collettiva che, ancora regna su di una materia che fin oggi non ha avuto il dovuto plauso, solo perché “scomoda”,  ma,  non è più accettabile che ancora ad oggi, vi sia chi non conosce un mondo volutamente censurato, solo perché, la prova provata del fallimento di uno Stato di Diritto e di tante politiche, in primis proprio quelle sociali, ma, è arrivato a mio avviso, il momento di evolversi ed investire sempre più in prevenzione se davvero si vuol fare “SICUREZZA” in modo serio e consapevole,  posto che, non è pensabile lasciare alla mera repressione , ovvero al momento solo postumo del divenire di un accadimento delittuoso, la sorte della sicurezza collettiva,  perché, già non aver cercato di prevenire un possibile atto delittuoso , con ogni mezzo a disposizione e non di meno con l’educazione alla legalità cui non può prescindere il “conoscere cosa significhi veramente” , è fallimentare in partenza e questo sarebbe davvero un grave peccato. Una società evoluta, è tale se saprà prevenire oltre che reprimere.” Egregio Commendatore, che altro aggiungere, oltre d un grandissimo grazie, assolutamente nulla, solo profondamente riflettere e cercare tutti insieme uniti, di far cambiare le vedute ed i pensieri con concretezze effettive, a coloro che, possono effettivamente con il potere di cui godono.

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