di Francesca Capozzi
Continua la strage di globicefali alle isole danesi Far Oer, dove le proteste non si placano anche dopo le ultime notizie sulla detenzione di Paul Watson. Se la Danimarca vuole mettere a tacere il fondatore di Sea Shepherd, gli attivisti portano avanti le sue campagne e sono tornati nell’arcipelago per documentare la Grindadráp
Occhi puntati sulla Danimarca, dove su mandato di arresto internazionale la polizia danese ha ancora in custodia cautelare il capitano Paul Watson, iconico difensore del mare impigliato per aver difeso le balene.
Proprio in quei territori, mentre il fondatore di Sea Shepherd è in detenzione e resterà in carcere almeno fino a inizio ottobre, si continua a compiere una barbarica strage di cetacei, noncurante dei dissensi.
Palcoscenico di questi orrori sono le Isole Fær Øer, dove puntualmente ogni anno si apre la stagione della la Grindadráp, la brutale caccia a globicefali e delfini. La pratica, di efferata crudeltà, miete centinaia e centinaia di vittime, tingendo le acque dell’arcipelago di rosso.
Solamente nel weekend, sono stati trucidati oltre 150 esemplari. Lo denuncia Sea Shepherd France, che da decenni lotta contro il massacro delle Fær Øer. Malgrado le misure adottate dal governo danese per tenere lontano gli ambientalisti e impedire loro di salvare gli animali, gli attivisti della ONG continuano a documentare questa strage di innocenti.
La mattanza delle Isole Fær Øer avviene legalmente perché non vi sono normative che la vietino. Difesa dagli abitanti del posto come parte della cultura tradizionale di queste terre, la Grindadráp rappresenta in realtà una minaccia alla protezione dei mammiferi marini nonché uno spettacolo macabro ingiustificabile.
Tramite campagne, pattugliamenti dell’arcipelago e riprese, le organizzazioni ambientaliste non smettono di rivolgere appelli alla Commissione europea e sensibilizzare il pubblico sulla necessità di tutelare la vita marina di queste aree fermando la caccia.
Se uccidere è il verbo della Grindadráp, opposizione a questo grido di sofferenza e resistenza sono le repliche degli ambientalisti. E se la Danimarca spera di sferrare un duro colpo alla lotta per la protezione di mare e oceani avendo Paul Watson in manette, si sbaglia di grosso.
Animati dalle parole del capitano e dalle sue iniziative, squadre di attivisti continuano a essere la voce dei mammiferi marini massacrati in un territorio dalla grande biodiversità. Come per le balene, la battaglia andrà avanti con o senza Paul Watson. La Grindadráp deve avere fine.