I due leaders che decidono le sorti del Mondo, solo per memo Trump e Putin, hanno dato da poche ore la conferma che tutti gli appartenenti al Consorzio Umano aspettavano. É stata quella della notizia che era nell’ aria da diversi giorni. I due, Super Donald e Vladimir, hanno fatto sapere urbi et orbi che, preceduto da una conversazione telefonica, seguirà un loro incontro de visu vertente sulla questione ucraina. A seguire, tratteranno anche l’altra, quella dell’inferno che sta divampando, anche esso ormai da tempo, in Medioriente. I dettagli dell’ evento, che è in odore di passare alla storia, sono ancora da definire. Intanto, fino a quando i due protagonisti non saranno seduti di fronte, rimanendo in quella posizione finché non sarà stata scambiata l’ultima battuta, converrà a tutti restare in trepida attesa. L’ Umanità sta sperando da tempo che si concretizzi qualcosa del genere, ancora perplessa per quanto è accaduto poco tempo fa nello Studio Ovale. Intanto se la più che laica Via Crucis accennata nelle righe precedenti procede a tratti, chi continua a girare con la stessa velocitá come fa da tempo non quantificabile, è il mondo e con esso tutte le attività che si svolgono sulla sua superficie. Prima per importanza, accompagnata da altre che la seguono a distanza di un passo e condizionano l’esistenza di quanto vive in terra, sotto la sua superficie e nelle acque che la bagnano, é la produzione di beni e servizi. La stessa, da sempre, in simbiosi con l’Agricoltura e la Zootecnia, fa si che il progresso avanzi e con esso i suoi artefici. Da qualche tempo essa è decisamente fiaccata e le conseguenze di tale stato sono tangibili anche per il sacrista di Campobello di Mazzara e dalla fioraia di Pinerolo. Tutto ciò non solo come conseguenza immediata delle azioni causate materialmente dai combattimenti. Così le guerre in corso stanno facendo, ancora una volta e con risultati ancora più cruenti, quanto a suo tempo mise in pratica Attila, cioè distruggendo l’ambiente dove passano. In più e ancor più grave, compromettono fortemente la possibilità di recupero di quelle superfici per ridare alle stesse una destinazione economica. Ciò che rende ancora più difficile il ritorno a condizioni di normalità del modus vivendi è l’uso indiscriminato e ad libitum di decisioni motivate dagli eventi prima descritti, messe in pratica con decisioni altrettanto perniciose. Sono tutti i provvedimenti da “economia di guerra” già in atto, nonché altri, con molta probabilità, prossimi a essere adottati. Rientrano nella specie i vari dazi imposti non da motivi economici. Sono le procedure fiscali introdotte da un paese al solo fine di sminuire la forza contrattuale di quello che ne é colpito. Infine una riflessione particolarmente angosciante: quanto costerà in termini di risorse finanziarie e di tempo tale recupero, non è ancora possibile nemmeno abbozzarlo. Certo è che sarà tutt’altro che una passeggiata.