Il gruppo dei “Patrioti” in odore di putinismo sbarca a Bruxelles, scippando il terzo posto ai Conservatori di Meloni nella classifica dei partiti UE più numerosi. E Matteo Salvini gongola a Roma, in una sala della Camera, insieme ai colonnelli del Carroccio. Ministri e sottosegretari, riuniti per la prima volta dai tempi del governo Draghi, per dare l’idea di una gestione più collegiale del partito. Il “Capitano” li ringalluzzisce così: «Per noi von der Leyen è insostenibile. Capisco che Giorgia ragioni da capo di governo, ma se alla fine la vota, vedrete, potrebbe essere la sua fine». Nella nota ufficiale, non cita mai la socia di governo, ma mette a verbale: «Dobbiamo contrastare ogni inciucio coi socialisti, filoislamici e filocinesi». Quanto all’operazione dei Patrioti, coi fedelissimi il vicepremier ammette che l’operazione sorpasso su Ecr era in cantiere da tempo. E che lo sapeva bene. «Ci stavamo lavorando da un po’». Anche se formalmente la Lega, col Rassemblement National di Le Pen, si è aggregata solo ieri.
La minaccia di Salvini non è solo una pressione politica ma un avvertimento che potrebbe scatenare un terremoto all’interno della coalizione. Se Meloni decidesse di votare per von der Leyen, rischierebbe di alienarsi una parte significativa della sua base elettorale e di trovarsi isolata politicamente. La strategia di Salvini è un tentativo di riaffermare la sua influenza, sfruttando il momento di debolezza del suo alleato-competitor. La tensione tra i due leader è palpabile, con Salvini che mira a mantenere la leadership della destra italiana in un contesto di crescenti rivalità interne.
Salvini è sicuro di avere azzeccato la mossa. Anche se rispetto a 5 anni fa, quando portava in dote 28 deputati, ora gioca un po’ da gregario pure lui. Presidente dell’eurogruppo è Jordan Bardella, contentino per il lepenista che si pensava premier di Francia. La vice vicaria è l’orbaniana Gàl. Il Carroccio rimedia solo una delle 5 vicepresidenze di seconda fascia, con Roberto Vannacci, che ci teneva.
I Patrioti poi assomigliano a un fritto misto di sovranismi. Con idee diverse sulla guerra. Orbàn è contrario agli aiuti a Kiev. Mentre in conferenza stampa gli olandesi del Pvv hanno sottolineato il loro sostegno, «anche se si deve lavorare per la pace». L’unica certezza è che le porte rimarranno chiuse per i neonazisti tedeschi di Afd. Il filoputinismo della pattuglia sovranista irrita comunque gli altri spezzoni della destra europea. Il premier ceco Petr Fiala, collega di Meloni in Ecr, lo dice dritto: «I Patrioti servono gli interessi della Russia. Sono una minaccia». Da Roma, Antonio Tajani, davanti a un Consiglio di FI che si spella le mani, rincara: «Il gruppo dei patrioti sarà ininfluente, io sono un patriota europeo. Siamo lontani da le Pen».
Patrioti ed Ecr già duellano per le vicepresidenze dell’Europarlamento. Gli orbaniani, che quasi sicuramente saranno esclusi, ne reclamano almeno una, proprio perché sono diventati terza forza. I meloniani ne vorrebbero due, «perché bisogna considerare i numeri alla formazione dei gruppi, il 4 luglio». Prima del sorpasso.