LA MORTE ANCORA DANZA NEL MIO VENTRE
DI MARIA TERESA LIUZZO
Abbrancato a uno scheletro di rosa
ho viaggiato dentro un cuore di bottiglia
come un veliero distrutto dalle onde.
Ricordi accarezzavano la mente,
di carne era il sole, bruciava più del fuoco,
brillava come un soldino:
ero un foglio di carta,
metafora, chiave di violino –
deserta più del cuore, mia era la capanna di nessuno:
sei speranza o illusione, memoria o perversione?
Aiutami a nuotare in questo vuoto mare,
ora che la notte è finita
e nella bocca sale un palpitare di onde.
La morte ancora danza nel mio ventre
applaudita da un coro di silenzi,
abbracciati vanno uomini e calende.
Ripongo nel sacco il silenzio matto;
quatto quatto il cuore si risveglia
e alla follia cede l’ultimo atto.
La felicità ebbe breve fiato.
I fantasmi rovistano le ossa.
Accanto ai libri
rose dal tempo riesumate.
Nodi spinosi le lingue, pro e contro,
la pagina si veste d’ironia,
si scontra il verbo con l’anomia:
tremore di risa, di estri, di sillabe
e nel buio la morfina.
Ha sangue spudorato sopra il petto,
e briciole di versi dentro il teschio.
Come pietre bruciano le tempie.
Piegate le ginocchia dentro un sorriso
nei miei occhi rimani inferno e paradiso.
Ventriloquo il sintomo,
amara la carezza anche nel bacio.
Una lacrima ai lati della bocca,
acqua canora scivola dal viso:
Si divide dalla carne la parola.
M. T. L.