
Negli ultimi anni la salute mentale è diventata uno dei temi più discussi e preoccupanti tra le nuove generazioni. Ansia, depressione, stress e disturbi legati all’autostima stanno colpendo un numero crescente di adolescenti e giovani adulti, spesso in silenzio, dietro lo schermo di uno smartphone o il sorriso di circostanza. Secondo recenti dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, un giovane su sette nel mondo soffre di un disturbo mentale. In Italia, la situazione non è molto diversa: sempre più ragazzi chiedono aiuto a psicologi scolastici o centri di ascolto, mentre le richieste di supporto psicologico sono aumentate in modo significativo dopo la pandemia di Covid-19. Le cause sono molteplici. La pressione scolastica, la paura di non essere all’altezza, l’uso eccessivo dei social media e la difficoltà di costruire relazioni autentiche contribuiscono ad alimentare un senso diffuso di insicurezza. Inoltre, il confronto costante con modelli di perfezione irraggiungibili online può generare frustrazione e isolamento. Molti giovani, però, stanno anche trovando il coraggio di parlare apertamente del proprio disagio, rompendo un tabù che per troppo tempo è rimasto nascosto. In diverse scuole e università stanno nascendo progetti dedicati alla salute mentale, sportelli di ascolto e campagne di sensibilizzazione per diffondere il messaggio che chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma di forza. La sfida, oggi, è costruire una società che sappia ascoltare davvero i giovani, offrendo loro strumenti e spazi di dialogo. Solo riconoscendo l’importanza della salute mentale al pari di quella fisica sarà possibile garantire alle nuove generazioni un futuro più sereno, consapevole e umano.







