sabato, Aprile 26, 2025
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La vita a portata di mano: la dipendenza dallo smartphone nei giovani

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Ci accompagnano in ogni passo della giornata, sono paragonabili ormai all’estensione del nostro braccio e generano in noi piacere e nervosismo allo stesso tempo. Gli smartphone sono oramai una vera e propria dipendenza implacabile non solo per i giovani, ma per tutta la popolazione. Chi non possiede un telefono? Chi non lo utilizza per almeno 45 ore giornaliere? Ormai anche nei paesi in via di sviluppo o, peggio, quelli “del terzo mondo” qualcuno o molti possiede un dispositivo elettronico. I social media, gli smartphone, i laptop e i dispositivi digitali sono strumenti essenziali che usiamo per comunicare, lavorare, apprendere e, talvolta, per distrarci. Tuttavia, questa evoluzione digitale ha portato con sé una serie di sfide, tra cui l’uso eccessivo delle tecnologie e l’emergere di nuove forme di dipendenza. Già nel 2021, a seguito del periodo scuro del COVID, il progetto “Smartphone addiction: vissuto dei giovani e strumenti di contrasto” realizzato dall’Eures ha mostrato che l’82% dei giovani italiani è a rischio di sviluppare una dipendenza da smartphone. Ma come si sviluppa una dipendenza da smartphone? Il processo di dipendenza segue un meccanismo simile a quello di altre forme di dipendenza, come quella da sostanze. I social media, le notifiche e i giochi su smartphone agiscono come una sorta di “rinforzo positivo” che stimola la produzione di dopamina, il neurotrasmettitore del piacere. Ogni “like”, ogni commento, ogni messaggio ricevuto attiva questo sistema di ricompensa, creando una sensazione di gratificazione immediata. Questo rinforzo positivo fa sì che gli utenti, inconsciamente, diventino dipendenti dall’uso del telefono, cercando continuamente di ripetere l’esperienza di piacere.

Recentemente, a favore di questa tesi uno studio pubblicato sulla rivista Computers in Human Behavior ha rivelato un altro aspetto preoccupante dell’uso smodato degli smartphone: come il semplice atto di rinunciare a questi dispositivi per anche solo tre giorni possa effettivamente rimodellare l’attività cerebrale. Coordinato da Mike M. Schmitgen dell’Università di Heidelberg, lo studio ha coinvolto 25 volontari di età compresa tra 18 e 30 anni. Ai partecipanti è stato chiesto di limitare l’uso del cellulare, tenendolo esclusivamente per le comunicazioni essenziali, e di sottoporsi a test prima e dopo questa pausa. I risultati sono stati sorprendenti. Le analisi dell’attività cerebrale attraverso la Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI) hanno mostrato cambiamenti significativi nel cervello dei partecipanti dopo appena 72 ore lontani dal loro smartphone.

Il telefono, e in particolare lo smartphone, è diventato uno strumento centrale nelle nostre vite, non solo per la comunicazione ma anche per la gestione delle emozioni e della solitudine. Molti giovani, ad esempio, usano il cellulare come una sorta di “narcotico emotivo”, cercando attraverso i social la gratificazione immediata che non riescono a trovare nel mondo reale. Gli stessi bambini vengono educati all’utilizzo di questi dispositivi da piccolissimi, a casa e nelle scuole. Ormai un mondo che non sia “a portata di mano” e “riflesso su uno schermo” è impensabile per chi ne ha avuto un minimo assaggio; lo smartphone è ufficialmente il nuovo oppio dei popoli.

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