Un silenzio carico di emozione ha avvolto Piazza San Pietro ieri mattina, mentre il mondo dava l’ultimo saluto a Papa Francesco. Il Pontefice ha compiuto il suo ultimo viaggio terreno a bordo della storica papamobile utilizzata durante i suoi viaggi in Oriente, riadattata per l’occasione: un simbolo di semplicità e di continuità con lo spirito che ha caratterizzato tutto il suo pontificato. A rendere omaggio a Francesco sono accorsi ben 166 capi di Stato e delegazioni internazionali, a testimonianza del profondo impatto globale che il Papa argentino ha avuto. A presiedere le esequie è stato il decano del Collegio cardinalizio, il cardinale Giovanni Battista Re, in una celebrazione solenne e composta, segnata da preghiere, canti e momenti di struggente raccoglimento. La cerimonia ha avuto anche un rilevante risvolto diplomatico: sul sagrato della basilica, tra gli ospiti più attesi, l’ex presidente americano Donald Trump ha stretto la mano alla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Un gesto di cortesia osservato da centinaia di telecamere, a pochi minuti di distanza dal breve incontro avvenuto tra Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Dalla Casa Bianca è filtrata una nota ufficiale che definisce il colloquio “produttivo”, lasciando intendere nuovi scenari di dialogo internazionale. Dopo il rito in Piazza San Pietro, il lungo corteo funebre ha accompagnato il feretro verso la Basilica di Santa Maria Maggiore, per il rito della “traslazione della salma”, nel rispetto delle antiche tradizioni vaticane. Il corpo di Papa Francesco sarà tumulato, in forma privata e senza fasto, in una tomba semplice collocata tra la Cappella Paolina e la Cappella Sforza, esaudendo così le volontà più intime di Jorge Mario Bergoglio: un ultimo gesto di umiltà di un Papa che ha sempre cercato di camminare accanto agli ultimi.