In un’epoca di crisi di fiducia, il ruolo dell’intercessore politico torna centrale: non è più (solo) chi governa, ma chi media, ascolta e trasforma il malcontento in azione concreta.
Viviamo un tempo in cui la distanza tra cittadini e istituzioni sembra incolmabile. Disillusione, astensionismo e rabbia sono diventati segnali ricorrenti. Ma in questo scenario complesso, si affaccia un concetto antico e insieme attuale: l’intercessione politica.
Non è un termine comune, né prettamente tecnico. Eppure, racchiude una funzione cruciale della politica sana: essere ponte tra il popolo e il potere, tra il bisogno e la decisione, tra la crisi e la speranza.
La politica come spazio di ascolto
Un’intercessione autentica parte dall’ascolto. Significa scendere dal piedistallo della retorica e calarsi nella realtà. Non si tratta solo di “dare voce”, ma di dare seguito: trasformare ciò che si raccoglie tra le persone in iniziative concrete, in leggi utili, in risposte misurabili.
I nuovi intercessori: chi sono?
Oggi, l’intercessore politico non è necessariamente un parlamentare. Possono esserlo anche i consiglieri comunali, i giornalisti gli attivisti digitali, persino i cittadini organizzati in community civiche. Questi soggetti, se guidati da senso civico e visione, diventano traghettatori di cambiamento, capaci di dare nuova linfa alla democrazia partecipativa.
L’intercessione non è mediazione passiva
Attenzione però: intercedere è risolvere con azioni positive dopo aver compreso. È uno sforzo di traduzione politica, dove le istanze dei cittadini vengono rielaborate in linguaggio operativo, tecnico, istituzionale.
Perché serve oggi, più che mai
In un’Italia attraversata da polarizzazioni e populismi, l’intercessione politica potrebbe essere il nuovo linguaggio della credibilità. Non basta dire “ci siamo”: serve dimostrare di esserci davvero, ogni volta che si è chiesto un aiuto, una presenza, una risposta.
Conclusione
Se la politica tornasse ad essere un gesto di intercessione, forse riconquisterebbe il suo volto umano.
E il cittadino, da spettatore triste, tornerebbe ad essere protagonista consapevole.