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L’opera d’arte come caleidoscopio del vivere, Maria Elena Mignosi Picone ed Iginia Mignosi. Di Chiara Ortuso

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L’opera d’arte come caleidoscopio del vivere

Maria Elena Mignosi Picone ed Iginia Mignosi

Artiste ed intellettuali

 

I giorni e le opere di Maria Elena Mignosi Picone

La Professoressa Maria Elena Mignosi Picone, palermitana di nascita e laureata in Lettere classiche, ha dedicato la sua esistenza allo studio e alla cultura. Appassionata e studiosa di pianoforte, ma anche di discipline quali la Teologia e la Matematica, è sensibile poetessa e profonda saggista. Ha pubblicato libri di poesie quali: Luce e calore. In Dio verità, bontà e bellezza (2006); Concerto, San Josemaria Escrivà, artista della vita (2009); Quercia. La magnanimità nella figura e nell’opera di Tommaso romano (2009); Così è…anche se non pare. Il paradosso in Pietro Mignosi letterato (2014); nonché le raccolte di poesie: Frammenti di vita (2009); Finestre del cuore (2013); Vita sul filo (2012); Sinfonia dello Spirito (2012); Il raggio della speranza (2014); Allo scoccar della scintilla (2016); S’io fossi vento (2018); Se io fossi fuoco. Il rosso e il blu, l’umano e il divino (2019); S’io fossi luce (2021); I colori della natura (2019). Ha pubblicato di Iginia Mignosi, madre dell’autrice, Opere scelte (2020). Vincitrice del Primo Premio Letterario Internazionale per la Saggistica “Opere d’autore. Artisti col cuore 2012”, Sanremo; del “Premio speciale della critica, Frate Ilaro” per le poesie dal Centro Lunigianese di studi danteschi di La Spezia, insignita, finanche, del Premio della Medaglia d’oro per la silloge di poesie S’io fossi luce, in memoria della sorella Antonella deceduta all’avvento del Covid. Insignita di molteplici altri prestigiosi premi, la Mignosi è parte dell’Ottagono Letterario, del Centro Lunigianese di Studi Danteschi e dell’Università popolare di Palermo, collaborando, in qualità di giornalista, con le Riviste Megliounlibro, il Salotto degli Autori, l’Alcyone, il Convivio e le Muse, figurando tra gli Autori dell’Atlante letterario Italiano.

I giorni e le opere di Iginia Mignosi

Nata a Palermo nel 1908, Iginia Mignosi, madre della summenzionata poetessa e saggista Maria Elena Mignosi Picone, è stata appassionata pittrice e delicata musicista. Il binomio tela, pianoforte ha accompagnato l’intellettuale per tutta la sua vita, condensandosi in una copiosa produzione capace di contare centinaia di quadri, esposti finanche in personalissime ed originali mostre. La sua pittura evidenzia un gusto impressionista in grado di raffigurare straordinari paesaggi mediante uso sapiente di colori ad olio su tela, dando origine ad un’arte coscienziale ed esotica finalizzata ad avviluppare, mediante i suoi tinteggi dal gusto arabeggiante, l’occhio attento di chi osserva.

“Opere Scelte”, la pittura come via di liberazione coscienziale

Pubblicato dalla figlia, Professoressa Maria Elena Mignosi Picone, il volume Opere Scelte, edito da Guido Miano Editore (Milano 2020, 58 pg), costituisce un omaggio che la stessa Picone ha dedicato all’arte della madre accompagnando le tele della genitrice con didascalie volte a sintetizzare, in un lampo di sole, tutta la poesia sottesa alla pittura di Iginia Mignosi. Così le melodie di un ruscello sottostante una piccola dimora, circondata da tenere rose, fanno da sfondo ad una collezione di scenari segnati da una vegetazione, spesso lussureggiante e cristallina, entro la quale l’intervento umano appare sempre rispettoso e pacato nei confronti dei contorni naturali della vita. In tale maniera, accanto ad una natura che si mostra benevola e radiosa nelle sue tonalità rupestri, quasi di reminiscenza bucolica, nonché nei suoi rimandi ad un Oriente il quale appare, spesso e volentieri, quale sfondo sabbioso ed immenso, compare una ritrattistica mirante a ribadire quei legami che risultano fondamentali per costruire tutta la costellazione di un’esistenza: amicizia, amore materno, sentimento coniugale, spirito d’infanzia e memoria religiosa si susseguono, in codesto modo, quali panorami di una coscienza in grado di rigenerarsi nella ritrovata consapevolezza di esser-ci, di vivere circondata dalla meraviglia e da una fenomenica manifestazione del divino. Perché la spiritualità sembra essere il collante che, da madre in figlia, attraversa la produzione artistica di entrambe, Iginia e Maria Elena, rappresentando quel sentiero che conduce l’umano fuori dal suo cunicolo di dolore e sofferenza. In siffatto modo, rievocando le vie di liberazione da quella che nella filosofia del grande filosofo ottocentesco Arthur Schopenhauer era la spinta alla volontà, un desiderio in grado di vincere la catena del bisogno individuale cingendoci entro una voragine di voluttà, l’arte, nelle sue poliedriche manifestazioni- musica, poesia e pittura- costituisce per lo spettatore quello spettro di serenità abile ad allontanarlo, anche istantaneamente, dai legacci della spaventevole angoscia, la quale, kierkegaardianamente, costituisce la maschera di ciascuna personalità, confondendosi tra le acque di un’identità fuggevole ed effimera qual è quella postmoderna, qual è quella postumana.

“I colori della natura”, una crasi della vista e del pensiero.

In continuità con quanto da noi sinora evidenziato, I colori della natura di Maria Elena Mignosi Picone, edito da Guido Miano Editore (Milano 2019, 80 pg), tratteggia, per mezzo di una sapiente sintesi di parole ed immagini, il percorso tematico, speculativo e poetico della Picone, il quale sembra estetizzarsi in quella che è “scienza del bello”. Un bello artistico che, superando l’oggettivizzazione di un bello naturale il quale, hegelianamente discutendo, rappresenta il suo oggetto senza cogliere l’essenza concettuale dell’arte medesima, dialoga costantemente con un’immagine che è filosofia, memoria, bellezza. Verità che si specchia in un connubio indissolubile di fraseggi ed interpretazioni per mezzo delle quali il sublime, inteso kantianamente, come disaccordo tra intelletto e senso, risalta nella sua purezza, lasciando spazio ad una liturgia di suoni e visioni. Quelle “Illuminazioni” di rimabudiana memoria che si sottraggono alla caducità del vivere per comparire, in qualità di bagliori sconvolgenti ed incalzanti, tra le pagine del testo, catturando il visitatore reale in un viaggio di sentimento e ragione. Una ratio che ricerca guidata dalla fede la quale, sapiente, si affida ad un barlume sovrarazionale che niente può spiegare se non la tragicità di una “canna pensante”, per dirla alla Pascal, capace di simboleggiare un tutto rispetto al niente ed una nullità rispetto all’universalità entro la quale siamo immersi. Eppure un caldo alito di vento ci riporta entro le risate e le rimembranze infantili, noi con le nostre ingenuità e paure, noi con l’innocenza di chi ancora ignora l’abisso del mondo. E poi quell’abbraccio parentale che ci rassicura entro il tepore di una giovinezza oramai perduta, ma mai completamente dimenticata. L’oblio di essere cede il passo ad un’eternità ritrovata. Ed è di nuovo giorno contro le tenebre della notte impertinente ed avvolgente. Così l’autrice, Maria Elena Mignosi Picone ci protegge entro una trama di rapporti autentici che risplendono, abbaglianti, dinnanzi agli spettri contemporanei dell’apatia, dell’assurdo, della perdita del senso, mentre tutti i cardini essenziali dell’esistere precipitano a colpi d’ascia sotto gli avanzamenti del dubbio. E tuttavia, come il realismo cartesiano insegna, è proprio a partire da questo atto intellettuale, quello di dubitare per l’appunto, che la res cogitans, la sostanza pensate la quale è in noi, si palesa nella sua estrema e performante autoevidenza. E la conoscenza non sembra più così remota in un mondo in cui è Dio il garante della verità e del sapere. Un Dio distante quello di Cartesio, tanto differente dal Dio della Mignosi rappresentante quell’isola di certezza nel bel mezzo dell’ignoranza umana, ma anche una presenza amorevole e misericordiosa.

“Ti contemplo, Signore,

in tutti i tuoi doni:

nella natura e dell’uomo

nella volontà buona.

Ti contemplo nei frutti dell’amore:

nel bimbo e nell’innocenza del suo cuore”

Cuore e ragione, fede e scienza, ecco la sintesi capace di racchiudere, in pochi riflessi di frammenti, una poetica costeggiata da brillanti paesaggi di esistenza in grado di racchiudere ogni tinteggio di noi stessi. Perché “Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”.

Chiara Ortuso

 

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