Di Stella Camelia Enescu
Quando” L’Uccello di Fuoco “(L’Oiseau de feu) debuttò all’Opéra di Parigi il 25 giugno 1910, non fu solo un trionfo musicale e coreografico, ma un evento culturale che scatenò dibattiti, gelosie e rivoluzioni artistiche. In un’epoca in cui l’avanguardia parigina viveva di rivalità e scandali, il balletto di Igor Stravinsky si trovò al centro di una battaglia tra artisti, intellettuali e critici. Parigi, all’inizio del Novecento, era la capitale della cultura e delle avanguardie. Qui si incontravano scrittori, pittori, musicisti e poeti che cercavano di reinventare l’arte. Era l’epoca di Picasso, Matisse, Apollinaire, Jean Cocteau, Debussy, Ravel e, naturalmente, del geniale impresario Sergej Djagilev, fondatore dei” Ballets Russes”. I “Ballets Russes “erano l’elemento più rivoluzionario nel mondo della danza: costumi sfavillanti, scenografie dipinte da grandi artisti e musica innovativa. Ogni loro produzione era un evento, e la loro audacia spesso scioccava il pubblico conservatore dell’Opéra. Quando il sipario si alzò la sera del 25 giugno 1910, il pubblico si trovò di fronte a qualcosa di nuovo e abbagliante: le scene fiabesche di Alexandre Benois, i costumi colorati di Léon Bakst, la coreografia dinamica di Michel Fokine e, soprattutto, la musica inedita di Stravinsky, che combinava melodie di ispirazione russa con ritmi frenetici e un’orchestrazione lussureggiante. Il balletto fu un successo immediato. Ma, come sempre accade nelle rivoluzioni artistiche, non mancò chi restò scioccato o infastidito. Il giovane poeta e drammaturgo Jean Cocteau, che cercava di imporsi come l’intellettuale di riferimento della nuova generazione, fu uno di quelli che inizialmente guardò “L’Uccello di Fuoco” con diffidenza. Cocteau era molto vicino a compositori come Erik Satie e aveva un’estetica più minimalista e giocosa, mentre Stravinsky stava costruendo un linguaggio orchestrale sontuoso e visionario. Si racconta che Cocteau, insieme ad alcuni amici del mondo letterario, vedesse nei successi dei Ballets Russes un’arte troppo spettacolare, quasi barocca, che rischiava di soffocare le nuove tendenze più essenziali e geometriche. Tuttavia, negli anni successivi, lo stesso Cocteau sarebbe diventato un grande ammiratore di Stravinsky e avrebbe collaborato con lui in opere come,” Oedipus Rex “(1927).Nel mondo musicale, il successo di Stravinsky non fu accolto con gioia da tutti. Maurice Ravel, che fino a quel momento era il principale innovatore della musica francese, fu colpito dall’abilità orchestrale di Stravinsky, riconoscendone il talento ma con un pizzico di gelosia. Ravel, che aveva appena composto il suo celebre” Daphnis et Chloé”, vedeva l’arrivo del giovane russo come una minaccia alla sua posizione. Anche Claude Debussy, che pure era stato uno dei primi a riconoscere il talento di Stravinsky, rimase sorpreso dalla sua rapidissima ascesa. Debussy aveva aperto nuove strade con la sua musica evocativa e impressionista, ma Stravinsky, con” L’Uccello di Fuoco”, stava già puntando oltre, verso qualcosa di più energico e ritmico. Se “L’Uccello di Fuoco” fu un trionfo, i successivi lavori di Stravinsky avrebbero scosso il mondo ancora di più: 1911:” Petrushka “,un balletto che spinge ancora più avanti il colore orchestrale e la complessità ritmica,1913: “La Sagra della Primavera”, un’opera che avrebbe fatto esplodere Parigi in una vera e propria rivolta culturale . Il successo di” L’Uccello di Fuoco “convinse Djagilev che Stravinsky era il futuro della musica, e così lo spinse a lavorare su un’idea ancora più radicale: “La Sagra della Primavera”, che avrebbe letteralmente scatenato il caos alla sua prima nel 1913.
Quando Djagilev commissionava qualcosa a un artista, amava ripetere la frase “Étonne-moi!” (“Stupiscimi!”). Stravinsky lo prese alla lettera; inizio di collaborare per i costumi di Bakst: Gli abiti dei ballerini erano così ricchi di dettagli e colori che costavano cifre astronomiche. Si dice che alcuni fossero così pesanti che rendevano i movimenti difficili. Alla fine della rappresentazione, alcuni spettatori dell’Opéra gridarono “C’est une révolution!” (“È una rivoluzione!”), mentre altri rimasero in silenzio, incantati dalla musica. La notte dopo la prima, Stravinsky era così eccitato dal successo che non riuscì a dormire. Si racconta che passò la notte a camminare per le strade di Parigi, ancora incredulo per l’accoglienza ricevuta.
Alcuni critici conservatori dissero che “L’Uccello di Fuoco” era troppo strano per essere un vero balletto e che non poteva competere con le opere liriche di autori come Massenet e Gounod. Oggi, ovviamente, sappiamo chi ha vinto la sfida con il tempo e più di un secolo dopo, continua a essere una delle opere più eseguite nei teatri di tutto il mondo. Il suo potere visivo e musicale è rimasto intatto, e la sua influenza si estende ben oltre il balletto: film, colonne sonore, e persino la musica rock e elettronica hanno attinto dalle sue sonorità. Quella sera del 25 giugno 1910, il mondo dell’arte non fu più lo stesso. In una Parigi dominata da rivalità, sogni e battaglie estetiche, un giovane compositore russo aveva conquistato la scena, aprendo le porte alla modernità.