L’intera vicenda ha preso forma a partire da una ordinanza della sezione controllo della Corte dei Conti della Campania datata 3 marzo 2025: il giudizio di parificazione del Rendiconto 2023 della Regione è stato sospeso — in riferimento al capitolo “emolumento onnicomprensivo” spettante al personale degli uffici di diretta collaborazione degli organi politici (i cosiddetti “staffisti”) — a causa del dubbio che le norme regionali in materia (legge regionale 1/2012 e successiva legge regionale 5/2021) potessero violare gli articoli 81, 97, 117 e 119 della Costituzione.
Secondo gli accertamenti contabili, gli staffisti del Consiglio regionale avrebbero beneficiato di un trattamento economico «onnicomprensivo» equivalente, in alcuni casi, al trattamento fondamentale della categoria di appartenenza, sostituendo voci accessorie come straordinari, produttività, indennità di funzione. La delibera n. 22 e n. 23 dell’Ufficio di Presidenza del 29 aprile 2021 avrebbero previsto la corresponsione di compensi in alcuni casi pari al doppio dello stipendio base.
Tale spreco — secondo la Corte dei Conti — avrebbe inciso negativamente sugli equilibri di bilancio della Regione: le risorse destinate alla spesa di parte corrente sarebbero state aumentate “a valere sul bilancio del Consiglio regionale”, senza essere imputate al fondo del salario accessorio previsto dalla contrattazione collettiva. Il rischio era pertanto di generare un danno erariale e compromettere il giudizio di parificazione.
Ma ecco che entra in scena il decreto-legge 14 marzo 2025, n. 25 (Disposizioni urgenti in materia di reclutamento e funzionalità delle pubbliche amministrazioni), varato dal governo Meloni e convertito in legge a maggio: secondo la Corte Costituzionale, tale norma può essere letta come una sanatoria generale che “non è preclusa al legislatore” e che copre anche gli atti attuativi delle disposizioni regionali contestate — incluse le delibere dell’Ufficio di Presidenza sopra citate. In questi termini, la Consulta ha rinviato gli atti alla Corte dei Conti per valutare “su questa nuova base” la legittimità delle imputazioni contabili avanzate nei confronti della Regione.
Da una parte quindi i fatti: compensi milionari, normative sospette, possibili violazioni costituzionali. Dall’altra un intervento statale che potrebbe azzerare o fortemente ridurre le conseguenze contabili per la Regione Campania. Ma chi sono i protagonisti e quali sono le questioni ancora aperte?
Perché è scoppiata la polemica
Nel dettaglio, la legge regionale 1/2012 della Campania aveva istituito per gli staffisti un emolumento onnicomprensivo sostitutivo di tutte le voci accessorie. L’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale aveva quindi determinato criteri e modalità nella delibera citata. Il risultato, secondo quanto rilevato, è stato che in certi casi un collaboratore politico riceveva un trattamento totale addirittura equivalente al trattamento fondamentale del personale di ruolo, senza che sussistessero i requisiti previsti dalla normativa statale o contrattuale.
La copertura di tale spesa — in particolare per il triennio 2021-2023 — risultava pari a 7.492.565,56 euro, contro un importo massimo autorizzato di 5.900.000 euro. Una differenza di oltre 1,5 milioni che ha allertato la magistratura contabile.
La Corte Costituzionale ha tuttavia osservato che con il decreto-legge n. 25/2025 lo scenario normativo è cambiato: la disposizione che “salva gli atti e i provvedimenti adottati dalle regioni” e i rapporti giuridici sorti in base agli stessi rischia di sanare retroattivamente anche atti precedenti alla sua entrata in vigore.
Così la Regione Campania, in attesa del giudizio definitivo, potrebbe «vedersi alleggerita» la contabilità contestata, riducendo la portata del rischio di parificazione negativa del rendiconto e della eventuale certificazione di danno erariale.
Le critiche politiche e morali
Tuttavia, il problema non è puramente tecnico o contabile: è politico e morale. In una regione che sopporta da anni una fragilità economica, un peso del debito elevato e fragilità strutturali nei servizi pubblici, la questione dei maxi-compensi agli staffisti assume una valenza simbolica gravissima.
Critiche arrivano non solo dai partiti d’opposizione, ma anche da osservatori civici e dai cittadini: “Come si può giustificare che i collaboratori politici percepiscano trattamento equivalente a dirigenti, mentre la sanità pubblica langue, le infrastrutture attendono, le famiglie subiscono tagli e disservizi?”, si chiedono molti. Le stime parlano di risorse sottratte ad altri capitoli, a investimenti che avrebbero potuto sostenere la scuola, la sanità, la lotta alla povertà.
La sanatoria del governo, pur restando formalmente legittima, viene contestata perché appare come un “certificato di impunità” per comportamenti che fino a pochi mesi fa sarebbero stati indicati come irregolari. Gli oppositori insistono: “Se la norma salva tutti, chi terrà davvero conto delle responsabilità?”.
Cosa succede ora
La palla è nelle mani della Corte dei Conti campana, che dovrà rivalutare il rendiconto 2023 alla luce della legge statale. Se la parificazione dovesse essere concessa, la Regione eviterebbe le conseguenze immediate: nessuna annotazione negativa in conto consuntivo, nessuna condanna contabile automatica. Ma se invece la sezione regionale dovesse ritenere che permangano elementi di irregolarità non sanabili, la vicenda potrebbe approdare a giudizio, con imputazioni per consiglieri regionali, dirigenti o membri dell’ufficio di presidenza. D’altronde, già era stata avanzata la contestazione di un danno erariale da 3,7 milioni: 17 persone erano state invitate a dedurre dalla Procura regionale della Corte dei Conti.
Implicazioni per la governance della Regione Campania
Questo episodio non può essere isolato come un mero affare contabile. Al contrario, mette in evidenza criticità sistemiche: la mancanza di trasparenza nella gestione dei compensi politici; la debolezza dei controlli interni; la facilità con cui una normativa regionale può generare trattamenti economici sostanziosi senza adeguata base legale.
In una regione come la Campania, in cui le priorità dovrebbero essere riduzione del debito, rafforzamento dei servizi pubblici, rilancio economico, lotta alle disuguaglianze, il tema delle spese “politiche” assume un effetto corrosivo per la fiducia civile. Se una parte della classe dirigente percepisce che le regole possono essere aggirate e poi “sanate”, il messaggio che arriva ai cittadini è devastante: la politica come occasione di privilegio, non di servizio.
In tal senso, la “sanatoria” del governo Meloni, pur essendo conforme a facoltà legislative, appare come un sintomo di fragilità della linea di separazione tra attività pubblica e interessi privati: la legge può sanare, ma può farlo senza che vi sia stata piena chiarezza o responsabilità? E soprattutto: cosa rimane per coloro che attendono il rendimento dei servizi pubblici e la cura delle infrastrutture mentre accadono situazioni come questa?
La vicenda dei maxi compensi agli staffisti della Regione Campania e la possibile salvezza grazie alla legge statale sono un crocevia istituzionale e politico. Da un lato la tecnica normativa che può “salvare” la Regione dai rischi contabili; dall’altro il diritto dei cittadini a una governance trasparente, responsabile e coerente con il bene comune.
Se la sanatoria sarà applicata e la Regione eviterà la parificazione negativa, rimarrà comunque aperta la domanda: chi risponderà del danno reputazionale e del rischio morale generato da anni di emolumenti sproporzionati? E se tutto si risolve con un atto legislativo, resta la sensazione che la trasparenza e la responsabilità siano state solo rinviate.
In un’epoca in cui la fiducia nelle istituzioni è sempre più fragile, l’esito di questa vicenda sarà un banco di prova per la Regione Campania: dimostrare che la politica non è privilegio ma servizio, non è rinnovo di trattamenti ma rigore nei conti, non è sanatoria che cancella l’errore ma volontà di cambiarlo. Senza questo, la “salvezza” tecnica del bilancio rischia di tradursi in un’altra sconfitta della democrazia.









