martedì, Novembre 11, 2025
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Milano, bufera in Procura: indagato il pm Pietro Paolo Mazza per peculato e corruzione. Domanda perché si dovrebbe continuare a credere che la Giustizia sia giusta?

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La Procura di Brescia ha aperto un’inchiesta che scuote le fondamenta della giustizia lombarda: il pubblico ministero Pietro Paolo Mazza, attualmente in servizio a Milano, è ufficialmente indagato per peculato e corruzione in atti giudiziari. Le accuse si riferiscono al periodo in cui Mazza operava presso la Procura di Pavia, sotto la guida del procuratore Mario Venditti, anch’egli coinvolto in procedimenti paralleli. Secondo gli inquirenti, Mazza avrebbe beneficiato di un’auto a prezzo scontato da parte della società Esitel, incaricata per anni delle intercettazioni e della fornitura di mezzi per la Procura. Le contestazioni di peculato riguardano l’uso improprio delle auto di servizio, mentre la corruzione sarebbe legata a presunti favori giudiziari in cambio di benefici personali. La Guardia di Finanza ha effettuato perquisizioni sia nella sua abitazione che nel suo ufficio. Una riflessione necessaria Perché dobbiamo ancora credere nella giustizia giusta?  non c’è una risposta semplice, ma c’è una risposta onesta. Credere nella giustizia non significa ignorare le sue falle. Significa pretendere che venga riparata. Ogni volta che un magistrato viene indagato, non è solo uno scandalo: è anche una prova che il sistema ha anticorpi. La giustizia giusta non è quella che non sbaglia mai, ma quella che sa correggersi, che sa indagare anche su se stessa. La fiducia non nasce dall’illusione dell’infallibilità, ma dalla trasparenza, dalla responsabilità e dalla volontà di migliorare.

Cos’è la “giustizia giusta”?

La “giustizia giusta” è quella che non si limita ad applicare la legge in modo meccanico, ma che lo fa con equità, imparzialità e umanità. È una giustizia che non solo punisce, ma comprende, ascolta, ripara. In altre parole:

– Non è solo legalità, ma anche legittimità morale.
– Non è solo applicare le regole, ma interpretarle alla luce dei diritti fondamentali.
– Non è solo punire, ma garantire dignità, proporzione e verità.

Le radici filosofiche

– Platone vedeva la giustizia come armonia: ogni parte della società e dell’anima deve fare il proprio dovere, senza invadere il campo altrui.
– Aristotele distingueva tra:
– Giustizia distributiva: dare a ciascuno secondo il merito.
– Giustizia commutativa: equità negli scambi tra individui.
– Cicerone la definiva come “la costante e perpetua volontà di dare a ciascuno il suo”.

Nel tempo, questi concetti si sono evoluti, ma il cuore resta: la giustizia è giusta quando è proporzionata, imparziale e orientata al bene comune. La giustizia è il fondamento del patto sociale. Quando funziona, protegge i deboli, punisce chi abusa del potere, garantisce diritti e doveri. Quando fallisce, genera sfiducia, rabbia, disillusione. Ma attenzione: credere nella giustizia non significa accettare tutto ciò che fa il sistema giudiziario. Significa, anzi, pretendere che quel sistema sia all’altezza del suo nome. Significa vigilare, denunciare le storture, sostenere chi lavora con integrità. La “giustizia giusta” è un ideale, non una realtà perfetta. Ma è proprio perché è un ideale che vale la pena inseguirlo. Ogni volta che un magistrato viene indagato, ogni volta che un cittadino chiede trasparenza, ogni volta che si denuncia un’ingiustizia, quel concetto prende vita. Se smettiamo di credere nella giustizia, smettiamo anche di pretendere che sia giusta. E allora chi la riformerà?

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